martedì 9 giugno 2015

Coraggio

Quel giorno aveva fatto molta attenzione a non cadere mentre  era scesa da quella scala in legno, in pessime condizioni, ostacolata da un malloppo ingombrante che  portava con sé.
La polvere l’aveva fatta starnutire più volte in quella soffitta che da qualche anno non veniva più arieggiata, ma  sapeva che, suo malgrado, doveva resistere: non aveva più molto tempo.
La casa, infatti, dopo alcuni anni e diverse trattative andate a vuoto, alla fine  era stata venduta  e avrebbe dovuto essere libera entro un mese.
 “Finalmente!” aveva sospirato allora, ma non sapeva ancora ciò che l’aspettava.
Aveva perciò posato sul pavimento  grezzo la scatola malandata di cartone all’apparenza insignificante, cominciando ad armeggiare per aprirla, ma il nodo del fiocco era troppo stretto e faceva fatica a scioglierlo. Era valsa la pena d’insistere: da essa era uscito il profumo del passato. Non c’era pulviscolo a disturbarla: la sua attenzione era concentrata su una busta di plastica in cui erano raccolte vecchie cartoline, foto in bianco e nero altrettanto vecchie, altre a colori ma sbiadite, programmi di gite all’estero battuti con la macchina per scrivere, barzellette scritte sull’ormai inesistente “carta riso”. Rovistando un po’ più a fondo, quasi senza convinzione, si trovò tra le mani un pacco di buste racchiuse da un elastico ormai logoro e appiccicaticcio che, al primo contatto si ruppe facendole cadere in ordine sparpagliato. Le riconobbe subito: erano le copie di tutte le lettere che papà  aveva scritto alla sua adorata figlia.
Si ricordò di quando le diceva: << Le telefonate costano, ma per un francobollo bastano solo poche lire e io riesco ad esprimerti “cose” con calma, che per telefono non potrei…>>. E ancora: << La telefonata è immediata, certo ha i suoi vantaggi, ma la lettera è mediata, e ne offre altri  che solo le persone care possono capire al meglio>>.
Si rammentò di quanto avesse snobbato quelle lettere, facendo fatica a rispondergli, o non rispondendo affatto e in quel momento si sentì inadeguata, capì di aver fatto errori imperdonabili e fu sopraffatta da ricordi dolorosi.
I suoi pensieri scintillarono insieme ai suoi occhi umidi: rivedeva se stessa e la corsa in autostrada sulla  Milano- Venezia, l’ospedale…

Non ebbe più il coraggio di andare avanti, non in quel giorno, in cui la coscienza bussò alla sua porta costringendola a un amaro esame interiore.

1 commento:

  1. Una bella riflessione sul passato e la memoria. Condivisibile dal lettore il senso di colpa per non aver valorizzato quanto, successivamente, si scopre essere parte dei valori fondamentali della vita.

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