Quel giorno aveva fatto molta attenzione a non cadere
mentre era scesa da quella scala in
legno, in pessime condizioni, ostacolata da un malloppo ingombrante che portava con sé.
La polvere l’aveva fatta starnutire più volte in quella
soffitta che da qualche anno non veniva più arieggiata, ma sapeva che, suo malgrado, doveva resistere:
non aveva più molto tempo.
“Finalmente!” aveva
sospirato allora, ma non sapeva ancora ciò che l’aspettava.
Aveva perciò posato sul pavimento grezzo la scatola malandata di cartone
all’apparenza insignificante, cominciando ad armeggiare per aprirla, ma il nodo
del fiocco era troppo stretto e faceva fatica a scioglierlo. Era valsa la pena
d’insistere: da essa era uscito il profumo del passato. Non c’era pulviscolo a
disturbarla: la sua attenzione era concentrata su una busta di plastica in cui
erano raccolte vecchie cartoline, foto in bianco e nero altrettanto vecchie, altre
a colori ma sbiadite, programmi di gite all’estero battuti con la macchina per
scrivere, barzellette scritte sull’ormai inesistente “carta riso”. Rovistando
un po’ più a fondo, quasi senza convinzione, si trovò tra le mani un pacco di
buste racchiuse da un elastico ormai logoro e appiccicaticcio che, al primo
contatto si ruppe facendole cadere in ordine sparpagliato. Le riconobbe subito:
erano le copie di tutte le lettere che papà
aveva scritto alla sua adorata figlia.
Si ricordò di quando le diceva: << Le telefonate
costano, ma per un francobollo bastano solo poche lire e io riesco ad
esprimerti “cose” con calma, che per telefono non potrei…>>. E ancora:
<< La telefonata è immediata, certo ha i suoi vantaggi, ma la lettera è
mediata, e ne offre altri che solo le
persone care possono capire al meglio>>.
Si rammentò di quanto avesse snobbato quelle lettere,
facendo fatica a rispondergli, o non rispondendo affatto e in quel momento si
sentì inadeguata, capì di aver fatto errori imperdonabili e fu sopraffatta da
ricordi dolorosi.
I suoi pensieri scintillarono insieme ai suoi occhi umidi:
rivedeva se stessa e la corsa in autostrada sulla Milano- Venezia, l’ospedale…
Non ebbe più il coraggio di andare avanti, non in quel
giorno, in cui la coscienza bussò alla sua porta costringendola a un amaro
esame interiore.
Una bella riflessione sul passato e la memoria. Condivisibile dal lettore il senso di colpa per non aver valorizzato quanto, successivamente, si scopre essere parte dei valori fondamentali della vita.
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