venerdì 21 agosto 2015

Vacanze a sorpresa

Seduti ad un tavolo, davanti ad una carta geografica, mio marito ed io tracciavamo l'itinerario da seguire per trascorrere le nostre vacanze estive insieme ad uno dei nostri figli che quell'anno compiva 16 anni.
Volevamo visitare quella che che allora si chiamava Jugoslavia,il Paese che dopo una sanguinosa guerra civile si e frazionato in: Croazia,Slovenia,Bosnia,Serbia e Cossovo. Il presidente Tito era riuscito, con il suo regime totalitario, a mantenere questi paesi uniti e sottomessi, pur essendo di etnie e religioni diverse. Da qualche tempo ci era giunta notizia che erano state leggermente liberalizzate le attività private consentendo, a coloro cher avevano qulche risparmio, di ristrutturare e ingrandire le proprie case per poter affittare camere ai turisti pagando una tassa governativa. In ogni paese, specialmente lungo la costa erano apparsi cartelli con la scritta "SOBE" e cioè "CAMERE" dove, oltre all'alloggio veniva offerta anche la prima colazione. Uno dei primi paesi in cui sostammo, dopo aver passato il confine a nord, si chiamava Philippe Jacovic. Trovammo alloggio in un'antica villa in ristrutturazione. Il proprietario ci raccontò che il suo antenato, proveniente dal Veneto, aveva fondato il paese al quale aveva dato il suo nome. Si offrì di cucinare per noi il pesce che avremmo potuto acquistare al porto. Andammo al porto sperando di trovare pesce fresco e di buona qualità. Purtroppo il pesce che veniva scaricato dalle barche consisteva solo in sardine e sgombri. Sapevamo che l'Adriatico è ricco di pesce pregiato e chiedemmo spiegazioni ad un pescatore che parlava italiano."Noi lavoriamo per il governo e tutto il pesce che scarichiamo viene venduto nei mercati governativi. Il pesce pregiato lo vendiamo ai pescatori italiani per un guadagno maggiore" (e personale pensammo malignamente). acquistammo sardine freschissime che il padrone ci arrostì nel forno in giardino. Dopo quel giorno decidemmo di mangiare la cucina locale, tipicamente mediterranea,e molto appetitosa costituita da peperoni, pomodori e melanzane ripieni di riso e carne di maiale alla griglia. Il paese è splendido: Lungo la costa ci sono deliziose piccole insenature dove la macchia mediterranea contrasta con l'azzurro del mare pulito e trasparente sulla spiaggia candida. A volte sostavamo in qualche spiaggetta utilizzata dai nudisti nella quale arrivavano splendide ragazze del posto accompagnate dalla madre. La ragazza si spogliava completamente senza problemi ed andava a tuffarsi in mare mentre la madre l'aspettava sotto l'ombrellone completamente vestita. Ovunque era tutto un brulicare di ristrutturazioni e per noi non ci furono problemi per trovare alloggio anche senza prenotazione anche perchè era il mese di luglio e non c'erano ancora tanti turistri. Molte bellissime cittadine da noi visitate erano in perfetto stile veneziano con palazzetti e piazze anctiche molto ben conservati. visitammo anche la città di Mostar, ai cui piedi scorreva un fiumicello scavalcato da un antichissimo piccolo ponte a schiena d'asino, un vero gioiello, orgoglio della città e patrimonio dell'umanità. La mattina godevamo del calore del sole e della bellezza del mare e il pomeriggio lo dedicavamo alle escursioni turistiche. Un giorno decidemmo di andare a visitare una parco naturale chiamato Plitvic a circa cianquanta chuilometri dalla costa verso l'interno. Ci alzammo presto e verso le dieci arrivammo sul posto. Una zona montagnosa dove un piccolo fiume scorresa lentamente sotto la volta degli alberi formando piccole cascate e laghetti. Un posto incantato dove si udiva soltanto lo scrosciare discreto dell'acqua e il canto melodioso degli uccelli fra gli alberi. Tutto il parco era stato organizzato per consenrire ai visitatori di godere della bellezza della natura in base alle loro forze. I vari itinerari erano contrassegnati con colori diversi ed ognuno di essi corrispondeva ad una differente durata di marcia. scegliemmo un percorso intermedio e ci addentrammo nel parco. Dimenticammo quasi subito il nostro percorso e procedemmo disordinatamente attratti dagli angoli più suggestivi col risultato di moltiplicare notevolmente il percorso. Camminammo per ore ed all'improvviso ci apparve un lago, una gemma azzurra incastonata nel verde della foresta. Un piccolo battello che fungeva anche da ristorante ci consentì di effettuare un'escursione per ammirare il panorama dal lago. Quando sbarcammo era pomeriggio inoltrato e la nostra macchina era rimasta all'altro capo del parco. Un piccolo treno ci ricondusse al posto di partenza e potemmo riprendere la strada per il ritorno sulla costa. Era stata una splendida giornata e avevamo nella mente lo scenario meraviglioso appena goduto quando la nostra macchina decise di non rispondere più all'acceleratore. Fortunatamente al lato della strada c'era una spianata dove spingemmo l'auto. Cosa fare? Ci guardammo intorno. Eravamo isolati, lontani da ogni centro abitato. C'erano solo alberi e la strada sulla quale passavano molte auto. Mio marito pensò di fare l'autostop per cercare di raggiungere un un posto dove trovare un meccanico. Era il primo di agosto e passavano molte macchine italiane. Finalmente un signore si fermò e gentilmente caricò mio marito mentre mio figlio ed io rimanemmpo in attesa. Si era fatto notte ed era sorta una luna bellissima che illuminava un suggestivo paesaggio notturno che avrei molto apprezzato se non mi fossi trovata in una situazione così difficile. Eravamo a circa 800 m di altitudine e nei nostri vestiti estivi cominciavamo anche a rabbrividire dal freddo. Lattesa si protrasse per circa due ore e finalmente arrivò sullo spiazzo una vecchissima auto ormai sparita dal commercio, dalla quale scesero mio marito ed il meccanico che era riuscito a trovare dopo varie vicissitudii. L'auto fu così riparata alla meglio come consentivano gli scarsi mezzi a disposizione, però ci fu assicurato che la riparazione ci avrebbe permesso di continuare le nostre vavcanze senza problemi.La cifra che ci chiese fu veramente modesta considendo il disturbo tatogli e soprattutto il servizio da noi ricevuto. Ormai era troppo tardi per poter raggiungere la costa e, dopo aver mangiato in un piccolo ristorante iniziammo la ricerca di una camera per il pernottamento. Dopo qualche chilometro vedemmo un cartello accanto ad una casa colonica. I proprietari si mostrarono gentilissimi ma avevano a disposizione un solo posto letto dove avrebbe potuto dormire nostro figlio. Potevano però cercare una sistemazione per me e mio marito presso loro vicini. Parlorono al telefono e poi ci accompagnarono dove avremmo trovato quelli che ci avrebbero ospitato. Alla fioca luce di un lampione ci venne incontro un donnone in vestaglia, con i capelli arruffati, insieme ad un ometto piccolo e mingherlino che doveva essere duo marito. A gesti ci fecero capire di seguirli e poco lontano arrivammo ad un altro casolare, molto più grande di quello appena lasciato, completamente ristrutturato. Ci fecero entrare in un ingresso fiocamente illuminato da una piccola lampada posta in cima alla scalinata che dall'ingresso portava ai piani superiori. Ambedue parlavano sottovoce e ci invitarono a salire. Sul pianerottolo di fronte ad una porta c'era un tavolo su cui era posto un bottiglione di Slivovitza, la grappa di prugne che viene distillata da loro. Dopo averne riempito due bicchieri colmi ci nvitarono bere "per riscaldarci".Obbedimmo abbastanza timorosi, il loro aspetto poco rassicurante, la casa buia, il parlare sottovoce, ci faceva pensare ai film dell'orrore dove le vittime vengono prima drogate e poi uccise dopo averle private dei loro averi. Ci guardammo preoccupati, ci sentivamo presi in trappola ma non osammo ribellarci. Oltrepassammo la porta che era sul pianerottolo e ci trovammo di fronte ad un corridoio buio. La sistemazione che ci offrivano era quella di un divano letto nella stanza di soggiorno, dietro una tenda, all'inizio del corridoio. Era quasi mezzanotte e la stanchezza della lunga giornata si faceva sentire. Ci coricammo cercando di non pensare al peggio. Ad un tratto, quando eravamo sul punto di cedere al sonno un orologio a cucù cominciò a cantare le ore. scoppiamo in una risata liberatoria. Era stata una giornata trascorsa splendidamente ma non sapevamo ancora come sarebbe finita. Riuscimmo finalmente ad addormentarci solo dopo che ebbe cantato una sola volta. Quando ci svegliammo era giorno fatto, scendemmo al piano terra, dove c'era la cucina, per fare colazione e con nostra grande sorpresa scoprimmo che il fondo al corridoio dove avevamo dormito era ospitata una famiglia di italiani amica del figlio dei padroni di casa il quale lavorava a Firenze come musicista. Durante la guerra civile quello splendido parco è stato utilizzato come deposito di armi e il ponticello di Mostar bombardato e distrutto.

1 commento:

  1. Interessante la descrizione dei luoghi che dovrebbe essere ridotta nelle parti ininfluenti per il racconto del viaggio e della vacanza. Forse per dare più ritmo e vivacità e indurre alla riflessione sarebbe opportuno accentuare la contrapposizione sull'allegria della vacanza e la disperazione portata dalla guerra che ha solo un richiamo nel finale.

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