lunedì 24 agosto 2015

Vacanze


«Voglio andare in vacanza come tutti gli altri, perché noi rimaniamo a casa?»

Già, perché? Come faceva a spiegare a un bambino di sei anni che papà non era andato a trovare la nonna ammalata ma se ne era andato per sempre. Che lei aveva perso il lavoro, precario e sottopagato, ma almeno retribuito e che ora non avevano quasi più i soldi per tirare avanti. All’appuntamento con quelli dei Servizi Sociali del Comune dirà loro che vuole un lavoro e non l’elemosina.
«Ascolta Ami - il nome intero era Amilcare, l’aveva scelto lui perché il figlio doveva chiamarsi come il nonno - quest’anno restiamo a casa perché lo sai che la macchina si è rotta e mamma non ha i soldi per aggiustarla».
«Possiamo andare anche in treno a Celle come Maurizio che è già lì e mi aspetta».
«Amore, la mamma non ha i soldi né per il treno, né per la signora Mariuccia della Pensione Aurora. Sto cercando un nuovo lavoro e se lo trovo, poi andremo in vacanza. Proprio per questo adesso ti lascio dalla signora Bice. Vado e torno veloce».
«Ma… non posso andare invece da Caterina? La signora Bice mi sgrida sempre, non posso correre, non posso alzare la voce, insomma non posso fare niente».
«Puoi giocare con lei a carte, a rubamazzetto, oppure portarti un puzzle da fare. Caterina non c’è, sta partendo con i genitori».
«Ecco vedi, tutti vanno in vacanza, meno noi».

Aveva ricevuto solo promesse, precarie come era lei e stava tornando a casa mogia e triste. Pensava ad Ami, cosa gli avrebbe detto? Doveva essere forte e non abbattersi proprio per il figlio. Persa nelle sue fantasie, girando l’angolo, andò a sbattere contro una signora elegante con pacchetti e borse griffate al braccio che caddero a terra sparpagliandosi sul marciapiede. Si chinarono entrambe per raccoglierle e si riconobbero mentre si rialzavano.
«Ma… tu sei Cinzia?»
«E tu sei Magda. Quanto tempo è passato, vieni andiamo a bere un caffè, mi devi raccontare di te».
Acconsentì educatamente ma non aveva voglia di parlare della sua situazione con una a cui evidentemente le cose erano andate più che bene. Per fortuna Cinzia non smise un attimo di raccontare della famiglia, dei successi suoi e del marito e delle marachelle dei figli.
«E tu cosa mi dici?»
«Tutto bene, una famiglia tranquilla, un figlio di sei anni».
«Ah, sei così silenziosa! Mi sembri così diversa dalla ragazza brillante e comunicativa che conoscevo. Sei straordinariamente quieta… Comunque, devi sapere che sono arrabbiatissima. Domani partiamo per il mare e la tata ci ha lasciato su due piedi. Senza di lei non riesco a gestirle quelle pesti!»
«Quanti anni hanno?»
«Te l’ho detto: i gemelli sei anni e Fede otto. Pensa che si sarebbe portata anche la figlia in vacanza eppure mi ha detto che ha altre aspirazioni; milleduecento euro puliti, più vitto e alloggio secondo te sono pochi?»
Si fece coraggio: «E se la tata, invece di una figlia, avesse un figlio?»

1 commento:

  1. Ovvero: "come gestire una situazione difficoltosa,saper riferire con parole adatte a un bambino e avere tanta pazienza". La fortuna aiuta gli audaci, e stavolta è andata bene.

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