venerdì 10 giugno 2016

Conveniente



Il silenzio è tombale. L’unico suono che echeggia nello Sportpalast è un respiro, centinaia di persone in sincronia. Tutti attendono che parli, alcuni per acclamarlo come una divinità, le sue parole la voce degli angeli, altri per ascoltare i suoi discorsi e poi riferirli in giro, cercando di sensibilizzare il popolo del pericolo che lui era per la pace, altri ancora, come me, per curiosità.
Questa è un’occasione per sentire direttamente le sue parole, senza che amici e parenti influenzino le sue ideologie con la propria opinione. I giornali lo descrivono con giudizi differenziati, la maggior parte positivi: ormai nessuno più osa attaccarlo verbalmente. Il potere che possiede è immenso. Molti, però, non sono d’accordo con ciò che dice. Io, infatti, lo considero un esaltato, la nazione che vuole restaurare un sogno utopico di anni passati. Mi sembra estrema la fuga di vari intellettuali dal paese anche se Hannah profetizza un regime dittatoriale e lo sterminio di tutto ciò che si considera civiltà. Devo ammettere che alcune idee che ha il cancelliere sconfinano nell’estremismo più terribile ma credo siano solo parole demagogiche, facile propaganda per incitare al nazionalismo. Eppure c’è gente che lo ascolta. Probabilmente ha in lui tutte le facoltà di un buon oratore: qualunque grande statista del passato sapeva incantare la folla. Ecco sì, lui dice sempre che senza la massa è come Mozart ad un concerto senza il pianoforte, inutile. Concordo su questo: per quanto non condivida la sua ideologia razzista - tutta questa storia della razza ariana pura mi irrita - non posso negare che una parte di me è sedotta da ciò che dice. Siamo un paese piegato dalla miseria, stroncato e lasciato a morire dopo la fine della Grande Guerra, siamo un paese che ha perso. Il popolo ha fame e c’è odio, odio verso coloro che ci hanno tolto il pane di bocca, odio verso coloro che ci hanno ridotto cosi, odio verso i vincitori.  Die Nation odia. E finalmente Adolf Hitler dal podio inizia a parlare. La folla esplode.

Ad uno ad uno incrocio gli sguardi della gente intorno al palco: mi piace guardarli  aspettare e pendere dalle mie labbra. Dietro di me un mio luogotenente tossisce, abbastanza forte per farmi capire che è ora di iniziare a parlare. Non comprende che se ogni parola ha conseguenze, ogni silenzio anche. Idiota. Solo io so quando è il momento per farmi acclamare…solo io so, solo io decido. Basta un mio sguardo e queste formiche qua sotto cambiano il modo in cui ascoltare. Mi amano e mi temono. Io so come farmi amare e farmi temere. Il silenzio è sempre stata la mia carta vincente. Mentre osservo la folla penso, ripasso rapidamente il mio discorso e , con un pizzico di compiacimento, osservo quei volti che trasudano eccitazione e paura. Sul tavolo di camera mia c’è Il Principe, le pagine rovinate dall’usura. Io sarò il nuovo principe, il principe della nuova Germania. Che bello avere la folla che acclama. Era così per Marco Antonio quando incantava la folla ad agire contro Bruto e Cassio? Era così per Nerone che cantava le rovine di Roma immerso nella sua follia? Era così per Napoleone che guidava la Grande Armée verso una rovina certa? Tutti i condottieri hanno provato ciò che provo io ora mentre guardo il mio pubblico? Forse, e senz’altro tutti erano forti del sostegno del popolo, per noi come lo scalpello per Michelangelo. Panem et circenses diceva Iuvenalis, e con questa frase ha racchiuso il potere di un sovrano. Intravedo alcuni intellettuali, giornalisti starnazzanti, attoruncoli e portaborse. Sorrido verso di loro, anche se so benissimo che sparlano sui loro giornaletti da quattro soldi. Mi accusano di razzismo, radicalismo, patriottismo estremo, quei comunisti traditori. Intanto la gente ha votato me per quello che farò per la nostra nazione. Loro sono la Germania, altro che quelle quattro galline intellettuali. Vedo gli sguardi titubanti di alcuni, contrari a ciò che dico ma non del tutto. So che questa sera si schiereranno con me per paura o per tornaconto. Non sanno che questa sera parlerò alla loro parte più nascosta, quella che non pensano di avere, quella di pregiudizi e odio. Apro la bocca. La folla esplode.

Solite parole, soliti argomenti, solito esaltato. Il suo discorso non è stato niente di nuovo: usando i soliti strumenti della retorica nazionalista è riuscito ad avere un seguito così immenso. La gente lo acclama, vuole che lui faccia i cambiamenti che tanto agognano. Credono riporterà la nazione al suo vecchio splendore. Non capiscono che la situazione potrebbe peggiorare: dopotutto i suoi discorsi sono fatti per andare dritti alla pancia di una persona, per convincere le classi contadine e operaie che vivono in povertà, e non per far cambiare idea alla classe medio-alta. Ed ha ragione: sono molti di più i poveri che i ricchi in questo momento. Però, però la sua idea di vietare l’accesso agli uffici pubblici a chi non proviene da genitori tedeschi non è una malvagia proposta. In questo modo i miei figli riusciranno ad ottenere il posto di lavoro che desideravano. Tutto sommato… Certo invece che questa sua idea della purificazione della Germania è estrema. Lasciato senza controllo il cancelliere ha la capacità e la determinazione di eliminare tutto ciò che rappresenta la civiltà. Ma per adesso, per adesso lasciamolo lì: potrebbe diventare un problema ma chi gli sta vicino riuscirà a contenerlo e intanto Herman otterrà quel posto all’università se potrà scavalcare i candidati ebrei. Mi affretto verso l’uscita e un signore dietro di me urla HAIL HITLER. La folla esplode.

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