Il silenzio è tombale. L’unico suono che echeggia nello
Sportpalast è un respiro, centinaia di persone in sincronia. Tutti attendono
che parli, alcuni per acclamarlo come una divinità, le sue parole la voce degli
angeli, altri per ascoltare i suoi discorsi e poi riferirli in giro, cercando
di sensibilizzare il popolo del pericolo che lui era per la pace, altri ancora,
come me, per curiosità.
Questa è un’occasione per sentire direttamente le sue
parole, senza che amici e parenti influenzino le sue ideologie con la propria
opinione. I giornali lo descrivono con giudizi differenziati, la maggior parte
positivi: ormai nessuno più osa attaccarlo verbalmente. Il potere che possiede
è immenso. Molti, però, non sono d’accordo con ciò che dice. Io, infatti, lo
considero un esaltato, la nazione che vuole restaurare un sogno utopico di anni
passati. Mi sembra estrema la fuga di vari intellettuali dal paese anche se
Hannah profetizza un regime dittatoriale e lo sterminio di tutto ciò che si
considera civiltà. Devo ammettere che alcune idee che ha il cancelliere sconfinano
nell’estremismo più terribile ma credo siano solo parole demagogiche, facile
propaganda per incitare al nazionalismo. Eppure c’è gente che lo ascolta.
Probabilmente ha in lui tutte le facoltà di un buon oratore: qualunque grande statista
del passato sapeva incantare la folla. Ecco sì, lui dice sempre che senza la
massa è come Mozart ad un concerto senza il pianoforte, inutile. Concordo su
questo: per quanto non condivida la sua ideologia razzista - tutta questa
storia della razza ariana pura mi irrita - non posso negare che una parte di me
è sedotta da ciò che dice. Siamo un paese piegato dalla miseria, stroncato e
lasciato a morire dopo la fine della Grande Guerra, siamo un paese che ha
perso. Il popolo ha fame e c’è odio, odio verso coloro che ci hanno tolto il
pane di bocca, odio verso coloro che ci hanno ridotto cosi, odio verso i
vincitori. Die Nation odia. E finalmente
Adolf Hitler dal podio inizia a parlare. La folla esplode.
Ad uno ad uno incrocio gli sguardi della gente intorno
al palco: mi piace guardarli aspettare e
pendere dalle mie labbra. Dietro di me un mio luogotenente tossisce, abbastanza
forte per farmi capire che è ora di iniziare a parlare. Non comprende che se
ogni parola ha conseguenze, ogni silenzio anche. Idiota. Solo io so quando è il
momento per farmi acclamare…solo io so, solo io decido. Basta un mio sguardo e
queste formiche qua sotto cambiano il modo in cui ascoltare. Mi amano e mi
temono. Io so come farmi amare e farmi temere. Il silenzio è sempre stata la
mia carta vincente. Mentre osservo la folla penso, ripasso rapidamente il mio
discorso e , con un pizzico di compiacimento, osservo quei volti che trasudano
eccitazione e paura. Sul tavolo di camera mia c’è Il Principe, le pagine rovinate dall’usura. Io sarò il nuovo
principe, il principe della nuova Germania. Che bello avere la folla che
acclama. Era così per Marco Antonio quando incantava la folla ad agire contro
Bruto e Cassio? Era così per Nerone che cantava le rovine di Roma immerso nella
sua follia? Era così per Napoleone che guidava la Grande Armée verso una rovina
certa? Tutti i condottieri hanno provato ciò che provo io ora mentre guardo il
mio pubblico? Forse, e senz’altro tutti erano forti del sostegno del popolo, per
noi come lo scalpello per Michelangelo. Panem et circenses diceva Iuvenalis, e
con questa frase ha racchiuso il potere di un sovrano. Intravedo alcuni intellettuali,
giornalisti starnazzanti, attoruncoli e portaborse. Sorrido verso di loro, anche
se so benissimo che sparlano sui loro giornaletti da quattro soldi. Mi accusano
di razzismo, radicalismo, patriottismo estremo, quei comunisti traditori. Intanto
la gente ha votato me per quello che farò per la nostra nazione. Loro sono la
Germania, altro che quelle quattro galline intellettuali. Vedo gli sguardi
titubanti di alcuni, contrari a ciò che dico ma non del tutto. So che questa
sera si schiereranno con me per paura o per tornaconto. Non sanno che questa
sera parlerò alla loro parte più nascosta, quella che non pensano di avere,
quella di pregiudizi e odio. Apro la bocca. La folla esplode.
Solite parole, soliti argomenti, solito esaltato. Il suo
discorso non è stato niente di nuovo: usando i soliti strumenti della retorica
nazionalista è riuscito ad avere un seguito così immenso. La gente lo acclama,
vuole che lui faccia i cambiamenti che tanto agognano. Credono riporterà la
nazione al suo vecchio splendore. Non capiscono che la situazione potrebbe
peggiorare: dopotutto i suoi discorsi sono fatti per andare dritti alla pancia
di una persona, per convincere le classi contadine e operaie che vivono in
povertà, e non per far cambiare idea alla classe medio-alta. Ed ha ragione:
sono molti di più i poveri che i ricchi in questo momento. Però, però la sua
idea di vietare l’accesso agli uffici pubblici a chi non proviene da genitori tedeschi
non è una malvagia proposta. In questo modo i miei figli riusciranno ad
ottenere il posto di lavoro che desideravano. Tutto sommato… Certo invece che
questa sua idea della purificazione della Germania è estrema. Lasciato senza
controllo il cancelliere ha la capacità e la determinazione di eliminare tutto
ciò che rappresenta la civiltà. Ma per adesso, per adesso lasciamolo lì: potrebbe
diventare un problema ma chi gli sta vicino riuscirà a contenerlo e intanto
Herman otterrà quel posto all’università se potrà scavalcare i candidati ebrei.
Mi affretto verso l’uscita e un signore dietro di me urla HAIL HITLER. La folla
esplode.
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