Altissime, lo sollevavano fino al
cielo, quasi a toccare le grandi nubi gonfie di pioggia che plumbee e minacciose
nascondevano il sole. Poca luce per i colori e il mondo circostante pareva un
film in bianco e nero. Finiva poi in un tunnel con le pareti d’acqua così
compatte da sembrare solide, un muro che gli si stringeva intorno, lo inglobava
e, tra bolle e schiuma, iniziava un violento girotondo che gli faceva perdere
il senso del tempo e dello spazio. Una spinta potente lo riportava a galla e,
dondolando piano, Pinocchio, aspettava la prossima onda.
Il vento si era placato, ma prima
aveva disperso i nembi permettendo alla luce di filtrare. Una moltitudine di
raggi dorati colpivano la superficie del mare facendola somigliare a un cielo
dove le stelle erano così fitte da cancellarne il blu.
Cullato, da un lento movimento, era,
adesso, più curioso che spaventato.
Sopra di lui gabbiani con le ali
distese volteggiavano, disegnavano cerchi immaginari e lanciavano a turno
strilli acuti. Si tuffavano veloci, con le ali aderenti al corpo e il collo
proteso come una lancia per riapparire subito con un guizzo argentato nel
becco. Sotto nuotavano centinaia di
pesci, alcuni grandi altri piccini. Certi avevano ali gigantesche e si
muovevano come in un volo.
All’orizzonte c’era solo una linea in
cui i blu di cielo e mare si confondevano creando un terzo colore.
Si alzò un ombra alle sue spalle, la
sua forma era quella di un pesce e le dimensioni quelle di una montagna.
Girandosi vide la balena. Era così grande che il suo sguardo non riusciva a
contenerne la figura per intero. Vide i molluschi attaccati alla sua pelle
grigia come sulla carena di una nave, riuscì a guardarla negli occhi, occhi
troppo piccoli per un’animale tanto grande ma fu solo per un istante, una nuova
corrente lo risucchiò e, passando attraverso denti che parevano colonne, fu
dentro di lei.
E all’improvviso il mondo cambiava un’altra
volta, nel buio tornava la paura.
Sentiva rumorosi gorgoglii, una puzza
acida gli risalì le narici facendogli rimpiangere l’aria fresca e salmastra,
riconoscendola, solo adesso, come un profumo. Galleggiava in un liquido denso,
non riusciva a vedere ma percepiva una presenza.
<< C’è qualcuno? >> la
voce del burattino rimbalzò tra le pareti elastiche della grossa pancia come su
un tamburo e le onde sonore riempirono lo spazio.
<< Sono qua >> Flebile e
lontana arrivò la risposta.
Quella voce gli sembrava famigliare e
fiducioso nuotò nella sua direzione.
Arrivò a qualcosa che sembrava essere
una barchetta di legno.
<< Chi sei?>> chiese
ancora Pinocchio
<< Sono Mastro Geppetto
>> mormorò lo stesso di prima, la voce adesso era vicinissima.
<< Babbo! Sono io, Pinocchio.
>>
<< Figlio mio! Ti ho cercato
tanto, a lungo e adesso che avevo perso le speranze ti ho ritrovato
>> Tra pianti e risa Padre e
figlio raccontarono ognuno la propria avventura così magicamente unita dallo
stesso destino.
Da quella pancia dovevano uscire, ci
provarono dallo stesso posto da cui erano entrati: quando la balena spalancava
la bocca remavano insieme verso l’esterno ma le vecchie braccia di Geppetto e
quelle piccole di Pinocchio non erano abbastanza forti per contrastare la
corrente. Stremati e sconsolati, si sdraiarono supini, il loro sguardo andò a
una luce che, a intervalli regolari come quelli di un respiro, filtrava da un
buco nel soffitto. << Guarda! >> dissero in coro col dito puntato
in alto.
Usarono le ultime forze per
raggiungere il punto in cui avevano visto lo spiraglio che però in quel momento
non c’era. All’improvviso una tromba d’aria sollevò la barchetta, i due si
abbracciarono stretti pensando fosse la fine.
Chiusero gli occhi quasi questo li
potesse proteggere e non si accorsero che il potente getto d’aria aveva fatto
riapparire il pertugio aprendolo come fosse una finestra, e fu da quella che la
piccola barca uscì e si ritrovò ancora una volta in mare.
Anna Sponza, dicembre 2011
Una scena molto suggestiva e ben narrata, drammatizzata dalle tinte forti che sembrano prendere forma su una tela, lo definirei un racconto "pittorico".
RispondiEliminaBrava Anna, l'ho riletto con piacere!