domenica 21 aprile 2013

Il tempo

Ancora una volta era tornato ad incuriosirla.
Non si ricollegava a momenti precisi della sua quotidianità e questo le rendeva difficile la  comprensione.
Eppure si presentava con regolarità, pervadendole l’animo di emozioni a lei sconosciute fino ad allora.
Immersa in questi pensieri, Miriam non si accorge di aver raggiunto l’ aeroporto. Parcheggia e si avvia verso gli arrivi ,dove l’aspetta Jenny, la sua amica d’infanzia, di ritorno dal Belgio. 
“Ciao”
“Ciao. Come è andato il viaggio? Avrai tante cose da raccontare, quella zona è stupenda.”
“Sì, è stata proprio una vacanza bella e rilassante.”
“E tu con quell’espressione , cosa mi nascondi? Cupido ha scoccato la sua freccia?”

Miriam la guarda stupita, ma non ha il tempo di risponderle.

“Su, andiamo in un bar sul lungo lago, così, svuoti il sacco.”

La primavera è nell’aria, soffia una leggera brezza che increspa lieve la superficie dell’acqua. Due cigni bianchi si lasciano cullare pigramente.

“Allora com’ è il Belgio? Sei riuscita a visitare le serre reali? Dicono che siano uno spettacolo in questa stagione.”
“Ah, ah, allora ho ragione di dubitare se tenti subito di sviare il discorso sulla tua espressione sognante. Dai, come si chiama?”
“Come si chiama chi?” risponde Miriam distratta.
“Ma sì, l’uomo che hai incontrato e ti ha incantato così tanto che ancora adesso sembri viaggiare tra le nuvole. Dove l’hai incontrato? Scommetto a casa di Marco, lui organizza sempre feste ben frequentate.”
“No, sì, cioè , ormai sono diverse le notti in cui mi ritrovo…”
“Allora è un tipo focoso, coraggio racconta: è alto? Biondo? Ricco?”

Miriam finalmente torna con i piedi per terra.

“No, no calma. E’ vero ho l’aria sognante, ma non per un uomo. O meglio: sì sono andata alla festa di Marco e mi hanno presentato Luca, un tipo interessante, ma sai dopo la brutta storia con Davide. Ormai ero convinta che fosse lui, l’ uomo  per sempre , ed invece…. No, proprio non se ne parla di nuovi amori”
“E allora, cosa ti prende?”
“Non so da dove cominciare, però promettimi che non ti metterai a ridere.”
“D’accordo  sarò serissima, in nome della nostra lunga amicizia. E allora..?”
“Suonano alla porta, io apro e..”
“Quale porta?”
“Ah già, non ti ho detto che ciò che mi turba, è un sogno. Dunque suonano , io apro ed una bimba vestita di bianco mi prende per mano e mi conduce in un’ampia stanza luminosa dove su un tavolino in una scatola sono riposte tante foto. Mi avvicino incuriosita e mi accorgo che in realtà si tratta di ritagli di foto. La bimba si accovaccia su un grande tappeto  e mi invita a fare altrettanto. Per terra c’è un grosso album di foto, ma quasi tutte sono prive di particolari importanti. Mi rivedo dentro ad una culla, ma sopra l’immagine c’è un vuoto. Nell’aria risuona una nenia ed allora mi ricordo delle apine che mi trastullavano. Così inizio a cercarle nella scatola dei ritagli. Spostando i frammenti ritrovo l’immagine delle mie prime scarpette rosse. Sfoglio l’album, le inserisco nella foto e subito riprovo la gioia di quando mamma me le ha portate a casa. Sono immersa in queste belle sensazioni quando qualcuno suona alla porta : è la sveglia, è ora di alzarsi per andare a lavorare.
Mi sveglio stupita per il sogno, ma anche un po’ malinconica perché avrei voluto restare più tempo in quella stanza.”
“OK, è un sogno e allora?”
“Sì, hai ragione, ma è ricorrente ed ogni volta suonano alla porta e la bimba mi fa attraversare la prima stanza, già incontrata,  e mi conduce in una seconda dove riordino e completo le foto della scuola materna, delle vacanze al mare. Poi, proprio sul più bello, quando riprovo le sensazioni di allora e mi sento sicura e serena, suonano alla porta.”

In quel momento il cellulare di Mirian suona.

“Dai rispondi” , dice Jenny curiosa, “può essere lui”.
“No, voglio terminare il racconto”.
“Uffa la solita precisina. Allora, quando ti senti sicura e serena, suonano alla porta ed è la tua sveglia che ti riporta nel mondo reale. Tutto qui?”
“No, il fatto è che, dopo aver sostato nelle stanze degli anni dell’università, non riesco più ad andare avanti.”
“In che senso?”
“Suonano alla porta, la bimba mi prende per mano, percorro le sale del mio tempo passato  fino ad arrivare  a quella del mio presente . Qui  trovo una  foto che mi  ritrae  sulla soglia della mia casa. Davanti alla mia immagine c’è un enorme vuoto,  in corrispondenza di qualcuno o qualcosa. Mi avvio verso  il solito tavolino , ma la scatola dei ritagli è sparita. Con ansia la ricerco, ma non la trovo, così, quando sento suonare alla porta,  mi risveglio incuriosita , delusa e preoccupata.”

Jenny, cui non manca mai la parola, non emette suono. La sua espressione rivela come la sua mente stia ricostruendo il sogno,  alla ricerca di una spiegazione.
Il telefono di Miriam suona di nuovo, ma questa volta è un messaggio che viene ignorato.
Lo squillo scuote Jenny che si rivolge all’amica:

“Dicevi?”

Miriam riprende:

“Dicevo che la scatola sparisce e quando suonano alla porta, mi ritrovo con la foto in mano,  senza riuscire a capire chi mi stia cercando. Però,  mentre gli altri sogni si sono presentati una volta sola, questo, ormai,  è ricorrente e non ne capisco la ragione”.

Da  un campanile lontano suonano le sette di sera.

“Forza, si è fatto tardi è ora di tornare a casa. Cosa dici se ti invito a casa mia per la cena? Dopo questi giorni di vacanza il tuo frigorifero  abitualmente  semi deserto, sarà sicuramente disabitato.”
“Dico che è una buona idea, a patto che lasci cucinare me.”
“Non chiedo di meglio. E’ stata un’ intensa giornata e ne approfitterò per rilassarmi sul divano”.

Dalla cucina il rumore delle pentole arriva ovattato. Miriam, al buio nel salotto, ascolta una musica rilassante. E’ bello sentirsi trascinare lontano dalle note che si diffondono nell’aria: il corpo diventa leggero e sembra galleggiare su una superficie d’acqua, il respiro diventa sempre più lieve,  il riposo si trasforma in  un sonno profondo . Miriam  immersa in una luce soffusa  si sente trasportare dolcemente dalla corrente verso la riva dove intravede  la bimba dal vestito bianco del suo sogno. La ragazza la sta aspettando con in mano la  scatola delle fotografie. Ora finalmente potrà trovare il particolare mancante. All’improvviso la quiete è interrotta da un suono acuto e prolungato, sembra una sveglia, ma accanto a sé non ne vede nessuna. Il suono diviene sempre più persistente e di colpo la superficie dell’acqua si trasforma in divano. Miriam si sveglia e riconosce il trillo del campanello della sua porta d’ingresso. Jenny  dalla cucina ripete  ad alta voce:

“Hanno suonato il campanello. Vai tu ad aprire io non posso ho le mani tutte infarinate.”

Miriam si avvia alla porta d’ingresso lentamente , come se fosse ancora immersa nell’acqua del suo sogno. Il campanello squilla di nuovo. Miriam gira la chiave nella serratura e sulla soglia di casa le sorride Luca con in mano un enorme vaso di fiori tutto infiocchettato.

“Ciao, ti ho chiamato ed inviato un messaggio, ma non hai risposto, così, visto che stasera sono ad una cena di lavoro in un ristorante qua vicino, sono passato a salutarti. Dal fiorista all’angolo ho visto questa splendida pianta di cinerarie azzurre che mi hanno ricordato il colore dei tuoi occhi. Non ho resistito e le ho prese per regalartele.”

Miriam contraccambia il sorriso:

“Grazie è molto bella, sei stato veramente  gentile”.
Un po’ imbarazzato Luca continua:
“In realtà sono passato per invitarti di persona a venire insieme a me e ad alcuni amici al mare per il prossimo  fine settimana.”
“Certo” – risponde Miriam – “Dopo questo grigio inverno vedere il blu del mare non guasterebbe”.
“Ciao, ora scappo, altrimenti arrivo tardi alla cena con il capo. Ci sentiamo in settimana così mi dai una risposta.”

Miriam si volta e nella specchiera all’ingresso vede la sua immagine di fronte a quella di Luca. La mente la riporta nella stanza con la ragazza vestita di bianco, è  una frazione di secondo : ecco, si domanda  l’avventura del sogno ha ripreso a scorrere?
Subito le giunge la voce di Jenny  dalla cucina.

“Chi era?”
“Luca”
“Che bel vaso di fiori ti ha regalato. Conoscendoti, non so quanto potrà durare in casa tua. Ma cosa voleva?”
“Mi ha invitato al mare?”
“E tu ?”
“Gli farò sapere nei prossimi giorni. Credo che accetterò. Sì pensavo, accetterò e.. sì hai ragione non so quanto durerà…”
“Durerà cosa? Che intendi  ?”
“…Intendevo la pianta, non so quanto durerà. Comunque  pianta , proposta o  storia forse è meglio lasciare che le cose accadano.
Il tempo ha sempre un suo misterioso percorso .”

1 commento:

  1. Mi ha colpito l'idea delle foto nel sogno ricorrente che segnano i passaggi fondamentali dell'esistenza. Mi è piaciuto il racconto nello stesso tempo evocativo e simbolico. Sono d'accordo,come anticipato verbalmente dalle amiche presenti all'incontro, di modificare il finale.

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