giovedì 16 maggio 2013

Invidia

Ero fermo davanti alla porta da almeno dieci minuti, senza riuscire a suonare il campanello.
Il nono passo è il più difficile, lo dicevano al gruppo: stilare l’elenco di tutti quelli cui abbiamo fatto del male e scusarsi personalmente.
A fatica, in un paio di mesi avevo depennato quasi tutti i nomi dell’elenco, e ora ero lì, per l’ultimo, il più difficile.
Con Tom eravamo amici da sempre, non avrebbe capito perché ero lì.
Sapeva che ero sobrio da centocinquantasei giorni, ecco, forse lui non teneva il conto, ma mi era stato vicino, anzi, mi aveva dato il coraggio di partecipare alla prima serata tra anonimi alcolizzati come me.
Ora, però, con che coraggio gli avrei detto cosa mi portava lì quella sera?
Come potevo guardarlo negli occhi e confessargli quello che avevo fatto?
Comincia così la  metà delle biografie degli attori e dei cantanti: “accompagnavo un amico ad un provino … alla fine hanno scelto me”, questa potrebbe essere la versione di Tom, anche se le cose non sono andate proprio così: era la mia grande occasione quel pomeriggio, la selezione per il ruolo che aspettavo da tempo, protagonista finalmente.
Invece da due giorni avevo la febbre alta, così pregai Tom di andare al provino, per avvisare che non sarei andato e  intercedere per me per una seconda occasione.
Quando Tom tornò non sapeva come guardarmi e dirmi la novità: sarebbe stato lui il protagonista, lui che aveva all’attivo solo un paio di pubblicità!
Come sarebbe dovuto essere per me, quello fu il suo trampolino di lancio: nel giro di qualche mese era una star; la mia carriera invece non decollò mai, ma divenni il suo manager.
Andò bene anche per me, quindi, le proposte arrivavano da sole, c’era solo bisogno di scegliere bene, e io avevo sempre avuto fiuto.
Per quello Tom si fidò quando gli proposi una parte insolita:  una commedia romantica, con elementi fantastici e  personaggi dei fumetti. Fu un flop, annunciato per cast e trama, e con un solo film si rovinò la carriera.
Solo che all’alcol arrivai io, lui se la cavò con un paio d’anni di inattività, per poi riprendere, dapprima con piccole parti, mano a mano sempre più interessanti.
Entrai non appena aprì la porta: era sorpreso di vedermi lì, ma sembrava felice. Mi fece accomodare, non sapevo dove guardare.
L’occhio però mi cadde su una foto, sul camino, dove eravamo io e lui qualche anno prima, alla premiazione di un nostro film. Tra tutti gli scatti di quella sera, insieme alle più note celebrità dell’anno, aveva scelto di esporre proprio la foto con me.
Quell’immagine mi colpì come un pugno in pieno stomaco. Distolsi lo sguardo, già gravido di lacrime, mentre Tom  accennava un “te la ricordi, quella sera?”, con un entusiasmo che mi feriva.
Capii che per lui non era mai cambiato niente, che non ce l’aveva con me per quel flop e per lui la nostra amicizia aveva attraversato indenne tutto quel tempo.
“Finalmente sei tornato!” disse proprio in quel momento Tom.
“Sì, adesso ci sono.” E anche se tra uomini non si usa, tenni la testa sulla sua spalla e rimasi abbracciato a lui per un lunghissimo minuto.

2 commenti:

  1. La storia con quest'invidia che si ritorce contro e si trasforma in rimorso é credibile, mi piace anche che tu non dica troppo lasciando al lettore qualche considerazione. Non avevo capito subito il rientro al presente dopo il flash back. Riguardo alla fine... Lascerei al lettore anche le considerazioni sulle usanze tra uomini. Ciao!!!

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  2. Anch'io toglierei "e anche se tra uomini non si usa". A parte questo, il racconto fila liscio, l'introspezione psicologica del protagonista che racconta la sua invidia è corretta e anche il finale ci sta. Riscontro una tipica sensibilità femminile nell'approfondire i sentimenti.

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