lunedì 24 giugno 2013

Il ricordo

Un clacson suona con insistenza e una bionda cotonata e ossigenata arriva sculettando nel suo completino leopardato.
"Arrivo! Arrivo!"

"Si decide a spostare la macchina? Sono dieci minuti che aspetto."
Mamma mia quante storie. Non è mica colpa sua se ha bisogno di cappuccino e brioche per cominciare bene la giornata.

Quella che comincerà la giornata con le palle girate è la signora che, bloccata dal macchinone nero, accompagnerà in ritardo il figlio a scuola e dovrà correre in ufficio cercando di timbrare in orario.

Claudia sale sul suv nero che sosta in doppia fila e mette in moto, una nuvoletta nera puzzolente esce dallo scappamento, ingrana la marcia e parte sulle quattro ruote motrici, che non hanno mai visto uno sterrato in vita loro. La piccola utilitaria, come un cavallo da corsa che sente lo sparo dello starter, parte con scatto nervoso finalmente libera.

Sulla strada a quattro corsie, due per ogni senso di marcia, la bionda guida stando bene attenta a centrare perfettamente la mezzadria occupando entrambe le carreggiate. Sembra il gioco dei bambini che, un piede dietro l’altro, si impegnano a mantenere l’equilibrio sul bordo del marciapiede.

La strada è tutta sua e quelli dietro neanche li vede, lo specchietto serve per il trucco.  Svolta a sinistra senza mettere la freccia che ritiene solo un fastidioso ticchettio.

L’unico parcheggio libero vicino all’ufficio postale è quello per disabili. Senza nessuna esitazione infila la vettura tra le righe gialle, scende dalla macchina ed entra in posta. La coda chilometrica allo sportello dei pagamenti non la turba, ignora il numerino, indossa il suo sorriso migliore e chiede:

"Solo un informazione, posso?"

"Prego!" risponde l’educato di turno facendola passare.

Presenta il bollettino al cassiere chiedendogli se la fila è quella giusta ma  l’impiegato non risponde: esegue il pagamento mentre con morbosa curiosità le guarda il decolté cercando di indovinare se il poco che rimane nascosto è vero o finto.  Nasce un brusio nella fila ma non fa in tempo a crescere che Claudia è già uscita ancheggiando in bilico sui sandali dorati tacco dodici.

Dal fondo del parcheggio le viene incontro un vecchio, lo nota appena,  anche lui ancheggia ma a causa dell’artrosi. Sul lunotto posteriore della sua vettura parcheggiata laggiù spicca il contrassegno arancione con la carrozzella nera.

Un timido “Bau” la sorprende e si ricorda di Tommaso dimenticato sul sedile posteriore. Prima di far scendere il cane aggancia il guinzaglio di pelle al suo collare luccicante, decine di Swarovski catturano luce e liberano bagliori che non bastano, però,  a rendere grazia all’immagine del  carlino che si accuccia davanti all’ingresso.

La coppia risale in macchina e se ne va lasciando lì, a terra, il loro ricordo.     

2 commenti:

  1. Il racconto mi è piaciuto ed è scritto bene. Fila veloce mettendo alla berlina la biondona. Per i miei gusti giustizialisti, ci avrei messo anche una meritata punizione.

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  2. Divertente il tuo racconto ed ironico al punto giusto. Concordo con Miriam che una punizione, altrettanto ironica, ci sarebbe stata bene.
    Riguardo la punteggiatura, io avrei usato qualche virgola in più, soprattutto per distanziare due periodi consecutivi.
    Brava, comunque, come al solito!

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