"Arrivo! Arrivo!"
"Si
decide a spostare la macchina? Sono dieci minuti che aspetto."
Mamma mia quante storie. Non è mica colpa sua se ha bisogno di cappuccino e brioche per cominciare bene la giornata.
Mamma mia quante storie. Non è mica colpa sua se ha bisogno di cappuccino e brioche per cominciare bene la giornata.
Quella
che comincerà la giornata con le palle girate è la signora che, bloccata dal
macchinone nero, accompagnerà in ritardo il figlio a scuola e dovrà correre in
ufficio cercando di timbrare in orario.
Claudia
sale sul suv nero che sosta in doppia fila e mette in moto, una nuvoletta nera
puzzolente esce dallo scappamento, ingrana la marcia e parte sulle quattro
ruote motrici, che non hanno mai visto uno sterrato in vita loro. La piccola
utilitaria, come un cavallo da corsa che sente lo sparo dello starter, parte
con scatto nervoso finalmente libera.
Sulla
strada a quattro corsie, due per ogni senso di marcia, la bionda guida stando
bene attenta a centrare perfettamente la mezzadria occupando entrambe le
carreggiate. Sembra il gioco dei bambini che, un piede dietro l’altro, si
impegnano a mantenere l’equilibrio sul bordo del marciapiede.
La
strada è tutta sua e quelli dietro neanche li vede, lo specchietto serve per il
trucco. Svolta a sinistra senza mettere
la freccia che ritiene solo un fastidioso ticchettio.
L’unico
parcheggio libero vicino all’ufficio postale è quello per disabili. Senza
nessuna esitazione infila la vettura tra le righe gialle, scende dalla macchina
ed entra in posta. La coda chilometrica allo sportello dei pagamenti non la
turba, ignora il numerino, indossa il suo sorriso migliore e chiede:
"Solo
un informazione, posso?"
"Prego!" risponde l’educato di turno facendola passare.
Presenta
il bollettino al cassiere chiedendogli se la fila è quella giusta ma l’impiegato non risponde: esegue il pagamento
mentre con morbosa curiosità le guarda il decolté cercando di indovinare se il
poco che rimane nascosto è vero o finto.
Nasce un brusio nella fila ma non fa in tempo a crescere che Claudia è
già uscita ancheggiando in bilico sui sandali dorati tacco dodici.
Dal
fondo del parcheggio le viene incontro un vecchio, lo nota appena, anche lui ancheggia ma a causa dell’artrosi.
Sul lunotto posteriore della sua vettura parcheggiata laggiù spicca il
contrassegno arancione con la carrozzella nera.
Un
timido “Bau” la sorprende e si ricorda di Tommaso dimenticato sul sedile
posteriore. Prima di far scendere il cane aggancia il guinzaglio di pelle al
suo collare luccicante, decine di Swarovski catturano luce e liberano bagliori
che non bastano, però, a rendere grazia
all’immagine del carlino che si accuccia
davanti all’ingresso.
La
coppia risale in macchina e se ne va lasciando lì, a terra, il loro ricordo.
Il racconto mi è piaciuto ed è scritto bene. Fila veloce mettendo alla berlina la biondona. Per i miei gusti giustizialisti, ci avrei messo anche una meritata punizione.
RispondiEliminaDivertente il tuo racconto ed ironico al punto giusto. Concordo con Miriam che una punizione, altrettanto ironica, ci sarebbe stata bene.
RispondiEliminaRiguardo la punteggiatura, io avrei usato qualche virgola in più, soprattutto per distanziare due periodi consecutivi.
Brava, comunque, come al solito!