domenica 6 ottobre 2013

Tre fratelli

I tre fratelli erano irresistibili, affascinanti, unici, sempre richiesti e attesi nei salotti più raffinati della città. La fortuna li aveva aiutati, ma loro non si erano mai tirati indietro.

Rimasti orfani in tenera età, erano partiti dal basso, avevano lavorato sodo, scalato con fatica i gradini sociali e ora, ognuno di loro aveva una posizione invidiabile. Erano ammirati, ma a volte la loro gioia di vivere, la loro complicità, le loro ricchezze ingelosivano i più avidi e meschini che non vedevano l’ora di cogliere l’occasione propizia per metterli in difficoltà e vederli crollare sotto gli occhi increduli del bel mondo cittadino. Timmi era atletico, alto e slanciato, gran lavoratore. Aveva iniziato come fattorino in una grande multinazionale e ora faceva parte del suo consiglio di amministrazione. Tommi era pigro e robusto, ma era un affabulatore di prima categoria. La sua voce calda catturava chiunque fin dal primo istante che la si ascoltava e i suoi discorsi incantavano come la melodia delle sirene. Era avvocato e difficilmente qualcuno riusciva a tenere testa alle sue arringhe. Gimmi era tanto esile da potersi aspettare di vederlo volar via al primo forte e gelido vento d’inverno. Come le querce, aveva, però profonde radici saldamente piantate per terra e la sua fervida intelligenza lo manteneva incollato alle ricerche scientifiche in cui eccelleva.
Un giorno arrivò in città Ezechiele un avventuriero avvolto in un lungo impermeabile dal bavero alzato. Portava scuri occhiali da sole e sotto due folti baffi un ghigno sfrontato era stampato sul suo viso.
Si diceva fosse un cinico speculatore venuto dal Nord, ricco e incurante di ogni legalità. Nella vita c’è chi si diverte a collezionare francobolli, chi macchine d’epoca, lui no, lui si divertiva a giocare con i destini altrui, cercando in tutti i modi di mettere sul lastrico le persone per bene. Così, per puro gusto personale, gioiva nel vedere sgretolare sotto i propri occhi le vite che incrociava sul suo cammino e che riconosceva come saldamente fondate su solide basi di onestà e integrità.
Come i tre fratelli, anche lui aveva perso i genitori molto presto, ma come figlio unico non aveva potuto contare su nessuna solidarietà familiare. Timido, insicuro, escluso dagli altri ragazzi, aveva iniziato a costruire una personale tattica per imporsi nella società in cui viveva. Aveva imparato a fiutare le debolezze altrui per farne un punto di forza a suo esclusivo vantaggio.   
Una subdola astuzia, lo aveva sostenuto e con inganni, raggiri e cattiverie era riuscito a farsi strada e a trovare una collocazione sociale da lui reputata  rispettabile.
Timmi, Tommi e Gimmi  non tardarono a divenire il nuovo bersaglio dell’ingordo Ezechiele.
L’inaugurazione di un nuovo padiglione di ricerca contro una malattia rara fu l’occasione propizia per introdursi nel mondo di Gimmi. Fu semplice, bastò presentarsi come socio-finanziatore di un progetto a sostegno di un lontano e povero paese del Terzo mondo, offrire all’ incauto scienziato qualche bicchierino di troppo e portare la conversazione sui nuovi metodi di sperimentazione    con la scusa di verificarne l’adattabilità al  paese da lui sostenuto e afflitto dalla terribile malattia. In questo modo carpì, i dettagli più segreti dell’intero progetto e li registrò con un micro chip. Di fatto era già in contatto con un’azienda  interessata all’ idea per sfruttarla a fini di lucro. In cambio ricevette  un bel gruzzolo di denaro. Contemporaneamente fece pervenire al giornale locale e nazionale foto e informazioni false sulla fuoriuscita delle notizie. Gimmi fu accusato di tradimento e speculazione e si rivolse al fratello per essere difeso in tribunale. Tommi non se lo fece chiedere due volte e iniziò a preparare la causa a sostegno del fratello. L’avvenimento si era, però verificato in un periodo di intenso lavoro: non riuscendo con il proprio staff  a eseguire tutte le impellenti scadenze si decise a richiedere alla locale agenzia interinale una  segretaria aggiuntiva. Ezechiele, che aveva un amico infiltrato nell’ agenzia, intercettò la richiesta e inviò allo studio di Tommi una collaboratrice a lui  fedele. La nuova assunta si finse molto diligente e premurosa, ma in realtà modificò tutta l’arringa di Tommi.
Il giorno stabilito per l’udienza, Tommi sicuro del proprio lavoro, si recò in tribunale, depositò le prove e iniziò a leggere l’oratoria predisposta. Fu una vera catastrofe. I giornalisti  allertati da Ezechiele inviarono subito la notizia ai quotidiani e lo scoop fece perdere credibilità allo studio di Tommi che si ritrovò senza più clienti.
Nel frattempo Ezechiele iniziò la scalata in borsa della società di Timmi utilizzando i soldi intascati dalla vendita delle informazioni. Il suo obiettivo era di conquistare  il pacchetto di maggioranza della compagnia, per estrometterlo dal consiglio di amministrazione  e ridurlo sul lastrico.
Timmi, però sospettava una mossa del genere e propose un aumento di capitale che fece sottoscrivere ai fratelli utilizzando i loro risparmi.  Timmi aveva, infatti, il mandato dei fratelli per  amministrare i  loro patrimoni, ma  conoscendo la loro propensione allo sperpero e la loro scarsa lungimiranza, aveva sempre adottato una politica di gestione  molto previdente. A loro insaputa era riuscito   ad  accantonare ingenti somme in previsione di tempi difficili. Diede così ordine alla banca di vendere i titoli investiti.
Ezechiele informato dell’accaduto si sentì invadere da una rabbia sconfinata. Mai nessuno era riuscito a mandare all’aria i suoi progetti. Come era potuto accadere?
In preda al desiderio di rivincita, non si accorse che la sua segretaria gli aveva appoggiato il vassoio del pranzo sulla scrivania. La ragazza era stata assunta da poco, ma  contrariamente al suo capo era di animo sensibile. Le spiaceva vedere Ezechiele ridotto in quello stato e pensò che forse una leggera e armoniosa musica di sottofondo diffusa nell’ ufficio avrebbe potuto calmare lo spirito del superiore. Ezechiele non si accorse immediatamente del cambiamento avvenuto nell’ ambiente, ma quando notò che sul tetto di fronte alla sua finestra una rondine stava imboccando il proprio piccolo, ebbe un’illuminazione. Non sempre era stato solo, anche lui aveva avuto, anche se per poco, dei genitori che si erano presi cura di lui. Fu un attimo, come un piccolo colpo che improvvisamente rompe e squarcia la lastra di ghiaccio  che in inverno ricopre i laghi di montagna. Sentì il suo cuore liberarsi dai freddi morsi dell’invidia Si accorse di essere osservato, alzò lo sguardo e vide la segretaria sorridergli mentre gli indicava il pranzo posato sulla scrivania. D’improvviso iniziò ad ascoltare la musica e sentì che in lui  il fuoco del risentimento lasciava spazio a un caldo senso di benessere. Senti crescere in lui il desiderio di abbandonarsi ai suoni melodiosi e un’energia mai sperimentata prima lo pervase. Ricambiò il sorriso, da qualche tempo non gli capitava di farlo. Già, perché la sua vita era stata così grigia fino allora, perché accanirsi a danneggiare la felicità altrui quando era possibile invece dedicare i propri sforzi per costruirne una propria? Non seppe mai come accadde ma invitò la segretaria a pranzare con lui e senza fermarsi le raccontò tutta la sua vita. La ragazza lo ascoltò pazientemente e al termine del discorso non proferì parola, ma si limitò ad alzarsi in piedi per versare dell’acqua nel bicchiere del capo. Ezechiele rimase stupito, si aspettava di ricevere critiche e condanne per i suoi comportamenti e le sue scelte, ma per tutta risposta la ragazza gli rispose che non spettava a lei giudicarlo e che comunque lui aveva già sofferto abbastanza, ora per lui era giunto il momento di cambiare prospettiva e guardare con occhi diversi, non solo la sua vita passata, ma anche e soprattutto quella futura.
In quel mentre squillò il telefono: era il funzionario della banca di Ezechiele. Proprio in quel giorno si era  verificato  un crollo delle quotazioni in borsa e l’operazione di  Timmi era stata bloccata, esistevano perciò ancore buone speranze per lui di mandare sul lastrico i tre fratelli.
Ezechiele annuì, ringraziò, ma disse che i suoi piani erano cambiati.
Per prima cosa telefonò a Timmi e gli propose un accordo che avrebbe ristabilito gli equilibri societari a vantaggio di entrambi.
Poi scrisse un lungo articolo indirizzato ai giornali in cui rivelava come erano andati effettivamente i fatti concernenti la diffusione delle informazioni scientifiche e alla stesura dell’arringa di Tommi.
Infine decise di uscire a fare una passeggiata con la sua segretaria perché l’inverno era terminato e non voleva perdersi i primi caldi raggi di quella nuova primavera che bussava alle porte. 

2 commenti:

  1. Sei riuscita a trasformare una favola classica in una moderna e anche bene direi.
    Se l'hai pensata per dei bambini modificherei alcune terminologie un po' complicate, ma il finale "... e vissero tutti felici e contenti" ci sta.
    Se l'hai pensata per degli adulti inserirei una motivazione concreta sul perchè Ezechiele si accanisce così nei confronti dei fratelli e, nel finale, va tutto troppo bene ed'è poco credibile, ma, forse, sono io ad essere troppo cinica.
    Per il resto, a parte qualche limatina qua e là la storia è bella. Brava!

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  2. Come etichetta lo metterei sotto "Invidia", piuttosto che "è solo questione di punti di vista". E' scritto bene, c'è solo qualche piccola ripetizione. Punto forte la descrizione dei personaggi, punto debole la motivazione di Ezechiele che amplierei e la lettura a cose fatte dell'arringa di Tommi senza possibilità di cambiarla che mi sembra non regga tanto.

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