Vi chiederete perché. Vorrei vedere voi, dormire per anni, nel buio di una lampada, in una grotta tranquilla e poi …BUM! Strofinano la lampada. Allora mi tocca uscire da un beccuccio sottilissimo in uno sbuffo di fumo: vi assicuro che non è per nulla agevole, puzzo di bruciato e i piedi sono infuocati, per non parlare di quanto fiato ho dovuto trattenere per riuscire a passare da quel pertugio strettissimo.
Poi c’è la tiritera di: “Eccomi padrone, sono il genio della lampada, esprimi tre desideri e
sarai accontentato”. A parte il fatto che sarei in grado, visto i miei
talenti, di variare la formula rituale, impreziosirla, insomma valorizzarla
secondo l’umore e la giornata, quello che m’indispone è proprio la parola
“padrone”: devo apostrofare un perfetto sconosciuto con quel nome; io sono
padrone di me stesso o per lo meno vorrei esserlo. Hanno deciso invece che per
l’eternità sia schiavo del primo viandante che strofina la lampada.
Come faccio a ribellarmi?
Comunque subito dopo devo stare a sentire le
richieste del proprietario di turno. Per secoli sempre le stesse ripetitive e
monotone: gioielli, monete, palazzi, mai nessuno che chieda di aiutare i propri
simili.
Qualche tempo fa mi è capitato un giovane povero e
ignorante, ma non privo d’ingegno, un certo Aladino, che almeno come primo
desiderio aveva chiesto un bel pranzetto, poi è passato anche lui alle pietre
preziose e al palazzo reale per conquistare la principessa Badroulbadour.
L’ho accontentato e, dopo aver esaurito i miei
compiti, pensavo di riposarmi, ma improvvisamente cambio proprietario e un
vecchiaccio che si fa chiamare “mago” mi ordina di eseguire un appariscente
teletrasporto. Mi chiedo che razza di mago sia se ha bisogno di me per
trasportare se stesso, la principessa e tutto il palazzo sino in Africa. Eseguo
comunque disciplinatamente come da prassi.
Penso di starmene rilassato e tranquillo per
qualche tempo. Invece ricompare, poco dopo il giovane Aladino e chiede di traslocare
il tutto di nuovo a Bagdad.
Insomma avanti e indietro, avanti e indietro, sono
proprio stanco. Lasciatemi riposare. Concordiamo una tregua: viaggiare troppo
fa male, causa insonnia da jet-lag, raffreddori e afonia per il cambio di
clima, ansia da incertezza per non capire dove si è al risveglio, e di
conseguenze potrei enumerarne altre. Hanno inventato i tappeti volanti, volete
usarli? Sono stanco, vorrei rimanere in pace per i fatti miei e riposare
sonnecchiando pacificamente.
Continuo però a ubbidire e trasloco il tutto a
Bagdad. Il mago è finalmente scomparso, Aladino mi sembra sereno e calmo con la
sua principessa ed io, comprimendo il pancione, rientro nella mia lampada
dormitorio.
Anch’io finalmente mi riposerò; questa volta ho
preso le mie precauzioni: ho chiesto ad Aladino di riporre la lampada in fondo,
ma proprio in fondo alla dispensa, dietro a tutte le stoviglie. Non sia mai che
la vecchia suocera impicciona decida di rinnovare il vasellame e vada a finire con
un altro importuno rompiscatole.
Penso proprio che per qualche tempo mi lasceranno
in pace.
Molto divertente, scorrevole, piacevole, anche se non mancano spunti per la riflessione.
RispondiElimina"Chi ha orecchi per intendere..."
Divertente Miriam, il genio mi è sempre stato simpatico.
RispondiEliminaToglierei solo l'ultima frase perchè è gia fin troppo evidente il motivo per il quale vuole stare nascosto. Ciao!