sabato 5 ottobre 2013

Il genio della lampada

Sono stanchissimo, esaurito, la mia vita è veramente faticosa: attività frenetiche e disparate, una trasvolata dietro l’altra, una rotta senza bussola e senza meta definitiva.
Vi chiederete perché. Vorrei vedere voi, dormire per anni, nel buio di una lampada, in una grotta tranquilla e poi …BUM!  Strofinano la lampada. Allora mi tocca uscire da un beccuccio sottilissimo in uno sbuffo di fumo: vi assicuro che non è per nulla agevole, puzzo di bruciato e i piedi sono infuocati, per non parlare di quanto fiato ho dovuto trattenere per riuscire a passare da quel pertugio strettissimo.

Poi c’è la tiritera di: “Eccomi padrone, sono il genio della lampada, esprimi tre desideri e sarai accontentato”. A parte il fatto che sarei in grado, visto i miei talenti, di variare la formula rituale, impreziosirla, insomma valorizzarla secondo l’umore e la giornata, quello che m’indispone è proprio la parola “padrone”: devo apostrofare un perfetto sconosciuto con quel nome; io sono padrone di me stesso o per lo meno vorrei esserlo. Hanno deciso invece che per l’eternità sia schiavo del primo viandante che strofina la lampada.

Come faccio a ribellarmi?

Comunque subito dopo devo stare a sentire le richieste del proprietario di turno. Per secoli sempre le stesse ripetitive e monotone: gioielli, monete, palazzi, mai nessuno che chieda di aiutare i propri simili.

Qualche tempo fa mi è capitato un giovane povero e ignorante, ma non privo d’ingegno, un certo Aladino, che almeno come primo desiderio aveva chiesto un bel pranzetto, poi è passato anche lui alle pietre preziose e al palazzo reale per conquistare la principessa Badroulbadour.

L’ho accontentato e, dopo aver esaurito i miei compiti, pensavo di riposarmi, ma improvvisamente cambio proprietario e un vecchiaccio che si fa chiamare “mago” mi ordina di eseguire un appariscente teletrasporto. Mi chiedo che razza di mago sia se ha bisogno di me per trasportare se stesso, la principessa e tutto il palazzo sino in Africa. Eseguo comunque disciplinatamente come da prassi.

Penso di starmene rilassato e tranquillo per qualche tempo. Invece ricompare, poco dopo il giovane Aladino e chiede di traslocare il tutto di nuovo a Bagdad.

Insomma avanti e indietro, avanti e indietro, sono proprio stanco. Lasciatemi riposare. Concordiamo una tregua: viaggiare troppo fa male, causa insonnia da jet-lag, raffreddori e afonia per il cambio di clima, ansia da incertezza per non capire dove si è al risveglio, e di conseguenze potrei enumerarne altre. Hanno inventato i tappeti volanti, volete usarli? Sono stanco, vorrei rimanere in pace per i fatti miei e riposare sonnecchiando pacificamente.

Continuo però a ubbidire e trasloco il tutto a Bagdad. Il mago è finalmente scomparso, Aladino mi sembra sereno e calmo con la sua principessa ed io, comprimendo il pancione, rientro nella mia lampada dormitorio.

Anch’io finalmente mi riposerò; questa volta ho preso le mie precauzioni: ho chiesto ad Aladino di riporre la lampada in fondo, ma proprio in fondo alla dispensa, dietro a tutte le stoviglie. Non sia mai che la vecchia suocera impicciona decida di rinnovare il vasellame e vada a finire con un altro importuno rompiscatole.

Penso proprio che per qualche tempo mi lasceranno in pace.

2 commenti:

  1. Molto divertente, scorrevole, piacevole, anche se non mancano spunti per la riflessione.
    "Chi ha orecchi per intendere..."

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  2. Divertente Miriam, il genio mi è sempre stato simpatico.
    Toglierei solo l'ultima frase perchè è gia fin troppo evidente il motivo per il quale vuole stare nascosto. Ciao!

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