lunedì 4 novembre 2013

La Notte

« Ma allora, me lo vuoi dire come l'hai chiamata? »
Giovanni non è il primo che mi fa questa domanda e così, come con tutti gli altri, la mia risposta si limita a un sorriso misterioso, proprio come lei.
Solo in pochi non si sono accontentati e hanno insistito, ma li ho bloccati subito, al secondo tentativo, con un altro sorriso e nulla più.

Quando l'ho vista, spaventata e rassegnata, abbandonata a quell'angolo di strada, era solo un piccolo e sporco gomitolo di pelo scuro. Il pensiero di ignorarla mi ha appena sfiorato e l'ho raccolta.    
L'ho accolta in casa e nel mio cuore. Pensavo fosse facile e giusto trovarle subito un nome, ma ne avevo pensati tanti e altrettanti ne avevo scartati.
Alla fine ho aspettato limitandomi semplicemente a osservarla, conoscerla e ascoltarla. E quel nome, un giorno, è arrivato come se fosse stata proprio lei a suggerirmelo.
Lo so che sembra sciocco, ma è come se adesso, nel rivelarlo ad altri, svelassi un segreto che ha confessato solo a me.
Quasi sapesse che parliamo di lei, si avvicina elegante e silenziosa e mi guarda con quei suoi occhi gialli che, sul muso nero, sembrano le due lune di un cielo alieno.
Sono le tre del pomeriggio, i raggi del sole, trapassano i vetri delle finestre e colpiscono l'ultima seduta del divano. La accendono facendola diventare di un bel rosso vivo quando tutte le altre si mantengono cupe nell'ombra.
Dopo essersi strusciata sulle mie gambe, trasferendomi un po' del suo odore perché, sia chiaro, che le appartengo, cerca la sua solitudine proprio là, in quell'angolo caldo del divano. Di giorno è quasi noiosa con tutto quel dormire.
Quando l'orizzonte inghiotte il sole e la sua luce, lei decide di alzarsi. Inarca la schiena, stende le zampe anteriori e sbadiglia mostrando i piccoli denti bianchi e appuntiti come le stelle disegnate dai bambini. Per un po', fedele a un istinto atavico, dà la caccia alle ombre di prede immaginarie, ma quando mi vede andare a dormire mi segue ed' è lei a diventare un’ombra: la mia.
Nel buio che cala violento nel preludio del sonno, in quell'oscurità che torna con le stesse paure di quand'ero bambina, lei mi si accoccola vicina e infila il naso sotto la mia mano per farsi accarezzare. Passare le dita nella sua morbidezza, come sempre, mi rilassa, il ritmo delle sue fusa è come un mantra e la consapevolezza che fino al mattino resterà al mio fianco mi rassicura.
È il guardiano dei miei sogni, è la mia Notte nella notte.





2 commenti:

  1. E pensare che amo i cani e non i gatti, ma qui mi è piaciuta proprio questa gatta indipendente come la sua padrona. Hai saputo farmela vedere!
    Ti devo però anche tirare le orecchie: fai dei racconti straordinari e poi non li rileggi! Sicuramente hai scritto supervelocemente e hai lasciato gli errori di battitura.

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