Nel mio caso, Natale sono il cappotto e le scarpe nuove acquistate con papà che venivano sempre inaugurate per andare alla messa di mezzanotte. Non faceva mai freddo quella notte, tanto era intensa l’aspettativa, la sorpresa e la meraviglia del ritrovarsi, mano nella mano con la mamma, ad attraversare – di notte – le vie familiari ma inaspettatamente diverse, spesso avvolte da una nebbiolina ghiacciata che rendeva ogni visuale più morbida e magica.
Non ricordo niente della messa di mezzanotte, tranne
l’incanto del presepe a grandezza naturale davanti al quale tutti posavano dei
pacchetti che l’indomani sarebbero stati consegnati ai bambini bisognosi della
parrocchia.
Ricordo molto bene, invece, i pressanti tentativi di
anticipare l’arrivo di Babbo Natale alla sera stessa senza aspettare la
mattina. Ma niente da fare. La mamma era inflessibile e al ritorno dalla messa
mostrava a me e mia sorella che non c’era niente sotto l’albero e bisognava
aspettare la consegna ufficiale. Anche ormai grandi, non siamo mai riuscite a
convincerla ad infrangere una regola che lei stessa aveva stabilito, guidata dall’amorevole
intenzione di farci apprezzare di più il fuggevole momento della scoperta dei
regali.
E, a proposito di regali, c’è un Natale memorabile nei miei
ricordi. Era il 1964, avevo 8 anni e sapevo che i regali li portavano i genitori. Abitavamo in due
locali al terzo piano, senza ascensore, in un complesso di case popolari in
zona Città Studi a Milano.
Papà, con grande affetto, mi spiega che quell’anno avremmo
acquistato il nostro primo televisore e non ci sarebbero stati molti soldi per altri regali.
Perciò mi chiede di scegliere un regalo che mi faccia piacere e senza
esitazioni – amante della lettura fin d’allora – indico il libro “Cuore”.
La notte di Natale trascorre con la consueta agitazione, certa
che – come ogni anno a mia memoria – la mattina ci sarebbero state tante
sorprese. Invece la luce del giorno arriva e nelle mie mani viene depositato un
unico pacchetto con il libro che poi avrei letto e riletto fino a consumarlo ma,
al momento, che delusione! Ancora adesso sento lo smarrimento di bambina
tradita nelle sue inconfessate aspettative, costretta ad essere ragionevole
anzitempo.
Morale? Da allora i miei genitori - rammaricati del mio
sconforto – non mi hanno mai più fatto mancare sorprese di Natale ed è per
questo lontano ricordo che, quando è stato il mio turno di mettere in scena le
feste natalizie, Babbo Natale è diventato un burlone che si divertiva ad
organizzare ogni volta una articolata caccia al tesoro perché Francesca potesse
riuscire a trovare i tanti pacchettini, non necessariamente preziosi ma
certamente sorprendenti!
È diventato il nostro gioco di natale e, ancora adesso che
la mia bambina è una donna, il rituale non è caduto in disuso ed è bello
pensare che, da un incidente di percorso
commesso in buona fede dai miei genitori, sia nata una nuova e duratura
tradizione di famiglia.
Grazie Bruna, perché leggendo la prima parte del tuo racconto mi hai fatto ricordare alcuni natali della mia infanzia. Questo vuol dire che sei riuscita a creare un'atmosfera condivisibile.
RispondiEliminaIl racconto scorre piacevolmente.
Solo un appunto sull'inizio del racconto: siamo stati tutti bambini non ne puoi dubitare, "Per i bambini" mi sembra più corretto.
RispondiElimina... è un errore intenzionale, proprio per sottolineare che è importante per tutti!
Elimina