sabato 25 gennaio 2014

Il Cappotto

Un’abitudine non molto antica, caduta oggi in disuso, era quella di utilizzare i vestiti poco consumati degli adulti per confezionare nuovi indumenti per i bambini.


La mamma di Giuseppe aveva infatti cucito per lui un cappottino usando il tessuto del cappotto militare di suo padre. Aveva tinto la stoffa di blu ed era venuto fuori un caldo capo che, durante la guerra, non era facile trovare.

Era la fine della guerra. Giuseppe era a casa ancora solo con sua madre, perche’ Il padre si trovava prigioniero degli inglesi in Algeria.

Una sera bussarono alla porta e qualcuno comunico’ alla mamma che suo marito era stato portato in Sicilia insieme agli altri prigionieri italiani e che la marina militare aveva messo a disposizione un incrociatore per coloro che avrebbero voluto recarsi a fare visita ai loro cari. La nave sarebbe salpata da Napoli.

Fu organizzato rapidamente un viaggio da Roma con un camion attrezzato di sedili per il trasporto delle persone. Durante quel periodo non era facile viaggiare in treno e sarebbe stato anche pericoloso a causa dei continui bombardamenti che avvenivano spesso sulle ferrovie.

Salirono sul camion stipato di gente . Durante il tragitto il cappotto di Giuseppe gli fu molto utile perche’, pur essende la fine dell’inverno sul camion, sotto il telone, faceva piuttosto freddo e c’era anche molto vento. Il viaggio fu lentissimo, il camion era vecchio, non poteva correre e doveva fare anche parecchie soste.

Giuseppe, bambino di circa otto anni, era eccitato e felice al pensiero che avrebbe viaggiato per mare su una nave vera. Gia’ pregustava di esplorarla da cima a fondo. Tutto questo, unito al fatto che avrebbe incontrato suo padre che non vedeva da tanto tempo e che presto sarebbe stato liberato.

Arrivarono a Napoli la mattina e Scesero dal camion sulla banchina del porto in attesa di imbarcarsi. La temperatura era tiepida; Giuseppe si tolse il cappotto e se lo mise sotto il braccio. C’era molta folla e in mezzo a questa, un gruppo di scugnizzi che litigavano fra loro.

Approfittando della confusione, uno dei ragazzi si stacco’ dal gruppo e, afferrato il cappotto di Giuseppe, comincio’ a tirare. Giuseppe non lascio’ la presa ma lo scugnizzo era piu’ grande di lui e avrebbe avuto la meglio se non fosse sopraggiunta sua madre che si era accorta di quanto stava accadendo. Sembrava un tiro alla fune. Lo scugnizzo tirava da una parte e Giuseppe, insieme a sua madre, dall’altra. A quel punto, a dare man forte allo scugnizzo stava arrivando un ragazzo grande, forse suo fratello. Le cose si sarebbero messe male se Giuseppe non avesse avuto un’idea geniale propria dei ragazzi di strada abituati a difendersi.

Lo scugnizzo che tirava il cappotto, aveva nell’altra mano una scatola di latta senza coperchio, piena di sigarette che forse si era procurato presso i soldati americani e che avrebbe poi rivenduto per strada.


Giuseppe diede un pugno sotto la scatola facendo volare tutte le sigarette sulla banchina. I ragazzi intorno smisero dilitigare e si tuffarono sull’inaspettato bottino. Lo scugnizzo mollo’ la presa per andare a recuperare la sua preziosa merce e Giuseppe pote’ allontanarsi rapidamente, insieme a sua madre e al suo caldo cappotto.

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