giovedì 30 gennaio 2014

Mare

Chiudi gli occhi perché il sole, alto sul tuo capo, ti abbaglia troppo.
Senti il fresco dell’acqua tutta intorno e il caldo sulla pelle.


Immobile, sospesa, a braccia larghe, fai “il morto”.


Sorridi al ricordo di te bambina che ascoltava le istruzioni di tuo padre che ti consigliava di restare perfettamente immobile, permettendoti, in questo modo, di rimanere a galla.


La scoperta fu così straordinaria che, per l’emozione, annaspando impacciata, andasti subito a fondo.


Da allora, appena ti capita l’occasione, ti fai abbracciare dall’acqua e rimani ferma, accarezzata dalle onde, cullata dal loro lento e dolce dondolio, sempre uguale, eppure sempre diverso, come ora.


Ascolti le voci che arrivano attutite dalla spiaggia, in lontananza.


Odori la posidonia che incontra il tuo viso; qualche ciuffo, spinto dalle onde verso la battigia, passa oltre dopo averti sfiorato.


Immagini di guardare dall’alto: una piccola zattera sull’acqua trasparente, i pochi ombrelloni colorati, i pini marittimi piegati verso ovest dal vento che spira sempre nella stessa direzione, con le fronde che sfiorano le dune.


Piano piano ti sembra di essere trasportata altrove, sono i pensieri che si liberano e ti portano lontano.


Il rumore del motore di un aereo, appena decollato, bussa alla tua mente e ti riconduce indietro.


Apri gli occhi anche perché improvvisamente non senti più lo stesso calore sulla pelle: infatti, una nuvola di passaggio copre il sole; è bianchissima, sembra bambagia. La segui con gli occhi mentre si trasforma continuamente e, alla fine, si sfilaccia in più parti, mentre all’orizzonte ne arrivano altre più piccole.


Ripensi all’antico, ma sempre rinnovato gioco che si faceva da ragazzi: attribuire un nome alla nuvola, mentre cambiava continuamente la sua forma.


Nel frattempo, le gocce sul viso si sono asciugate e la pelle ti prude a causa del sale.


Giri lentamente il capo e lo sbrilluccichio che producono le piccole onde, ti richiama i suoi occhi verdi con le pagliuzze dorate.


Guardi a riva e lo vedi sonnecchiare sotto l’ombrellone mentre ascolta la musica attraverso gli auricolari.


Intanto, qualche onda più alta, mossa dal passaggio delle imbarcazioni in mare aperto, ti trascina al largo verso ovest, allontanandoti ancora di più dalla spiaggia.


Tendi l’orecchio per ascoltare il mare sopra la vibrazione del vento. Fa il più dolce dei sussurri, come il ricordo di un ricordo. È questo essere felici?


Richiudi gli occhi, ora c’è silenzio, ti si spalma addosso lentamente, a strati, come una spatola che stende la crema sulla torta.


Potresti perderti: senza trovare la direzione o la via del ritorno, perderti volutamente, dimenticando chi sei o perderti per riscoprirti.

9 commenti:

  1. Perché in terza persona anziché in prima?

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  2. Mi aspettavo la domanda! Grazie. Avevo scritto inizialmente in prima persona, però volevo anche sperimentare e siccome la seconda persona dicono tutti che è difficile da usare, qui mi sembrava potesse starci una me che guarda con affetto a se stessa oggettivando. Ci ho provato.

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  3. Penso che ponendosi all'esterno di se stessi, a volte, si riesca a vedere meglio una realtà oggettiva che altrimenti non si coglierebbe. Perciò, secondo me, bene ha fatto Miriam ad estraniarsi da se stessa per sorprenderci e descrivere, in modo poetico, le sue sensazioni, emozioni, incertezze...in terza persona, appunto.

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  4. Giusto! In seconda non in terza, sorry!
    Sono indecisa... é bella l'immagine e anche quello che evoca, ma cosí è come se ti rivolgessi al lettore e il lettore si chiede: «ma? dici a me?» «Parli di me?»
    Mumble, munble... Vado a riflettere :-)

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  5. anche a me all'inizio ha confuso questa seconda persona ma dopo averlo capito ho apprezzato

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  6. Sì, Anna, hai ragione, in seconda e non in terza (si è creata un po' di confusione). Sempre secondo me, la seconda persona le ha permesso un atteggiamento più confidenziale nei confronti
    "dell'altra me"...

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  7. Molto ben scritto. Amo "fare il morto" e sperimento proprio le sensazioni che hai reso con grande efficacia.
    Solo, nel penultimo paragrafo, mi fermerei a "ti si spalma addosso, lentamente." perchè l'accenno alla crema sulla torta lo trovo dissonante rispetto al contesto.

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  8. ben fatto! decisamente interessante e azzeccato l'uso della seconda persona.

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  9. Mi piace l'uso del tu...
    Riporta sull'attenti ...continuo a leggere... non mollo...
    non stanca...anzi....

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