Le mie compagne mi avevano avvisata, quando eravamo ancora tutte
insieme nel blister, in cartoleria: “Un giorno si seccherà la nostra anima”. È questa,
dunque, la morte.
Ho passato qualche tempo chiusa in un cassetto, dimentica di me, quando
una mattina sono stata trovata da due manine morbide, piccole, che con una
presa molto insolita, mi hanno fatto scorrere di nuovo su un foglio. Che sensazione! Pensavo che non l’avrei provata più.
La biglia ruotava ancora, eccome, ma l’anima era definitivamente,
inesorabilmente, secca.
La bambina non sembrava preoccuparsene, mi ha fatto roteare tutta la
mattina, “leggendo” ad alta voce alle sue bambole le parole che stava
“scrivendo” su quel foglio: una ricetta, mi pare.
E pensare che avevo passato la vita precedente nella tasca del
grembiule, o a volte dietro l’orecchio, della mamma della piccola, nel
ristorante dove scriveva, grazie a me, le ordinazioni dei clienti.
Almeno mi ero risparmiata di finire con la testa rosicchiata come la
mia collega affidata all’altra cameriera della sala, quella che quando ci
incrociavamo mi prendeva in giro per il mio sangue
blu, lei che invece aveva un’anima nera, e non sapeva decidersi se eravamo
noi ad influenzare le nostre padrone, o viceversa.
A un certo punto è arrivata la madre della bambina, la mia vecchia
proprietaria: mi sono quasi commossa, e per un attimo è sembrato uscire di
nuovo un qualche liquido, che ha lasciato una flebilissima traccia di sé sul
foglio.
La mamma ha osservato il gioco della bambina, e anche lei mi ha
riconosciuta.
È stato allora che è successo il miracolo: la mamma è uscita dalla
stanza e poco dopo è tornata, mi ha presa ed ha cominciato a smontarmi tutta.
Dopo qualche tentativo ho sentito che mi estraeva l’anima, mi son sentita
mancare, come svuotata, ma poi, d’improvviso, mi sono ritrovata con una anima
nuova, bè, diciamo pure seminuova, e sono stata strappata alle mani della mamma
dalla bambina raggiante, che subito mi ha riportata al suo bel foglio bianco:
scrivevo, eccome, soltanto, adesso, con sangue rosso.
All’inizio non mi sono riconosciuta, ma poi mi son detta: che diamine!
Allegria, mia cara, la vita continua, anzi, ricomincia!
Divertente e originale l'idea. Solo un quesito: sono volute tutte quelle virgole alla fine del penultimo paragrafo?
RispondiEliminaInedito e singolare lo spunto, anche i ... "nobili" hanno un'anima e piangono!
RispondiEliminaAnche a me è piaciuto molto il tuo racconto, davvero originale! Mi associo, inoltre, a quanto chiesto da Bruna.
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