E' da poco finita la predica del Papa nella grande piazza.
Sono con mio papà, perché con me c’è tanta gente: così
tanta insieme non ne ho mai vista.
Anche quando mi porta allo stadio, vedo tante persone e devo
stare attento a non perdermi, ma qui è peggio. Infatti, mentre allo stadio sono seduto vicino a papà, qui sono in piedi e tutta la gente mi stringe, mi
sposta...
Papà, allora, cerca di portarmi avanti per farmi
vedere meglio il Papa.
Oggi sono vestito così: jeans e maglietta a righe
bianche e azzurre col numero dieci che mi hanno regalato: è la
maglietta della nazionale di calcio argentina. Cappellino giallo (il mio
preferito) e scarpe da tennis.
I bambini vicino a me continuano a gridare, a chiamare il Papa. Io, quasi, non li sopporto…
A un certo punto, arriva Papa Francesco sulla sua papamobile
(così la chiamavano i bambini), vedo che mi guarda e mi sorride. Io tiro mio
papà per la maglia e gli faccio segno che voglio andare là…
Poco dopo, non so come e perché, mi trovo davanti al Papa.
-
Ciao, come ti chiami?
-
Alberto.
-
Senti, Alberto, ti piacerebbe salire dove sono io a
dare un’occhiata?
Con la testa dico di sì.
Allora mi aiutano a salire sulla papamobile, il Papa mi fa
sedere sulla sua sedia bianca.
- Sei comodo, ti senti sicuro, Alberto? - Mi domanda, e…che
bello! Mi fa girare una volta con il suo braccio sulle mie spalle, e poi
un’altra, pian piano, e mi piace, mi piace tanto!
Intanto il Papa mi parla e io sono troppo contento!
Dopo un po’ la sedia si ferma, e il Papa prende le mie mani
tra le sue e mi dice che vogliono farci una foto insieme.
Sì! Io voglio sempre esserci nelle foto, e allora guardo
tutti quelli che hanno la macchina fotografica e sorrido.
Intanto il gruppo che era con me, fa il tifo, come allo
stadio, e io sono felice che tutti mi chiamano, urlano il mio nome, e battono
le mani.
Alla fine Papa Francesco mi saluta e mi ringrazia per
avergli tenuto compagnia (…in tutta quella confusione, meno male che c’ero
io!).
Scendo, accompagnato da dei signori che stavano sempre
vicino al Papa, e torno dal mio papà tutto felice, ma vedo che lui piange.
Perché?
Sei riuscita a parlarci con il linguaggio di un ragazzo "speciale" creando emozione senza retorica. Brava!
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