Sono nato “bene”, diciamo. Non un prodotto di massa, come
certi miei conoscenti, bensì originale, unico, elegante e prezioso. La mia sola
presenza valorizzava il capo e lo rendeva affascinante. Durante le sfilate la
luce si rifletteva su di me traendo bagliori rossi e attraendo lo sguardo.
I miei fratelli ed io eravamo giustamente orgogliosi di
rappresentare nel mondo la famosa griffe “Coco Chanel”. Quelle due lettere
intrecciate sono ancora ben incise in oro sul mio corpo quadrato dorato e circondate
da pregiati strass, ineguagliabili. Ah, gli anni 50, che magnifico periodo
della mia vita, quante belle occasioni mondane nelle quali sono stato sfoggiato
suscitando commenti ammirati …
Poi non so bene cos’è successo ma mi sono ritrovato chiuso in
un armadio profumato di “N° 5” per tanti di quegli anni, nella mia custodia
singola di tela, che credevo di non rivedere più la luce del giorno. La giacca
che ornavo era più disperata di me, soffrivamo di solitudine, così belli e così
emarginati.
Ma una settimana fa è accaduto il miracolo. Giovani e
morbide mani di donna hanno aperto la lampo della custodia e mi sono ritrovato
deposto su un grande letto che non era più quello che ricordavo - altra foggia,
altro materiale - ma la stanza era ancora quella dei bei tempi. La riconoscevo
perché il grande specchio intero con la cornice barocca in foglie d’oro era
ancora appoggiato alla solita parete e in una grande fotografia era raffigurata
la donna elegante e seducente che mi aveva indossato con orgoglio.
“Che meraviglia questo
completo! Un vero pezzo vintage e di alta moda!”. Non so bene cosa voglia
dire “vintage” ma mi sembra un complimento e sono contento di avvertire
un’emozione nota. In un attimo la ragazza che mi ha riportato alla luce si
spoglia, indossa abito e giacca che sembrano fatti su misura per lei e il suo
sguardo corre al grande specchio dove, come sempre, il centro della luce sono
io, il grande unico bottone d’oro con gli strass.
“Fantastico nonna, non
avrei mai potuto permettermi un capo così pregiato. Ma sei sicura di volermelo
regalare?”. La ragazza si è rivolta ad una signora seduta nella poltrona
rossa accanto alla finestra, di cui non mi ero ancora accorto. È molto
elegante, invecchiata certo, ma è proprio lei, la bella donna della fotografia.
“Cara, lo indossi come se fosse stato
creato per te e sono felice che tu possa goderne e fargli vivere una seconda
vita. Ma, mi raccomando, il suo punto di forza è quel bottone gioiello dorato di
cui non esiste copia al mondo. Assicurati di non perderlo, mai.”
Oh che donna premurosa, penso tra me, che buon gusto, che
eleganza! Grazie al cielo mi ha ridato la vita e chissà che, anche in futuro,
qualcuno apprezzi il mio valore e lo conservi in eterno …
Si, bello dare la parte del protagonista a un bottone.
RispondiEliminaPoteva anche finire con il dialogo perché le ultime due righe lo trascinano un pochino.