L’occhio, sopra la branchia cangiante, sembra fissare la coppia seduta al tavolo apparecchiato impeccabilmente al Gambero Rosso, il miglior ristorante stellato della città.
Lei è splendida, fasciata in un abito
rosso Valentino che ne accende la figura. Il viso bianchissimo è messo in
risalto dalla tinta delle labbra dello stesso colore dell’abito e da una
cornice di capelli biondo Tiziano.
Lui, seduto di fronte, è sciatto,
trasandato, in disordine; indossa una giacca a quadretti, una sciarpa
multicolore e dei pantaloni stropicciati. Ha i capelli pel di carota come
la barba incolta sulle guance.
Sul tavolo, vicino alla mano sinistra, il
Libretto rosso di Mao.
Non hanno niente in comune a prima
vista.
Qual è il filo rosso che li unisce?
Il sommelier si avvicina con la
bottiglia di vino rosso e lo versa nel bicchiere di lei che lo assapora e, con
un cenno del capo, dà il benestare, quindi inizia a gustare il cibo con
evidente piacere.
Lui comincia a parlare con foga,
arrossendo sotto lo sguardo ironico di lei. La voce, stridula per la collera,
trema come per un pianto trattenuto.
“Rossella,
improvvisamente, te ne esci con questa storia che non vuoi legami, che sono
stato solo una sfida per metterti e per mettermi alla prova, insomma una cavia,
un caso da studiare. Non ci credo, non ci credo, stiamo troppo bene insieme, lo
so che mi ami, come io amo te. Non
posso stare senza di te!”
Lei, calma, posa la forchetta e lo
guarda: “ Per favore Fulvio, non dare
spettacolo! Andiamo via! Parliamone da un’altra parte”.
Fulvio cerca nervosamente nelle tasche,
ma non trova né soldi né carte di credito.
Rossella sorride e, mentre estrae la sua
dalla pochette cremisi, le cade una fiche. Fulvio le rivolge uno sguardo
interrogativo, lei ride, con una risata piena e incantevole che fa girare gli
altri avventori, gli sussurra: “Mi è
rimasta dall’ultima puntata sul rosso alla roulette, ricordi? Quando mi hai
chiesto di farti da guida al Casinò perché dovevi studiare l’ambiente per i
tuoi amici della nuova RAF. Dovevate fare il gran colpo tu e i tuoi compagni
morti di fame per finanziarvi, ma fatemi il piacere, guardie rosse della
rivoluzione dei miei stivali!
Ti
sei fatto travolgere velocemente dalla dolce vita, vero?
Li
hai dimenticati subito i tuoi amici, i tuoi ideali sono svaporati sulla sabbia
dei Caraibi come hai lasciato scolorire al sole la tua bandiera rossa.
E
adesso ti è venuto un rigurgito di onestà, il bravo ragazzo è ricomparso e
vuole che si chiuda il capitolo.
Dovremmo
vivere con quello che guadagneresti tu con i tuoi articoli del c… e
naturalmente io dovrei smettere di girare i film a luci rosse che ti hanno
fatto vivere nel lusso fino a ora.
Dovrei
fare la brava casalinga che ti aspetta a casa con il grembiulino, magari solo
con quello, giacché se non hai certi “stimoli”, rimani lì come il tonno rosso
che hai nel piatto.
Tu
sei matto! Non ci penso proprio!
Sì,
l’amore: mi parli d’amore, ma con l’amore non si mangia.
Quindi,
guardami negli occhi, e decidi. O si fa come dico io, oppure tanti saluti.
Spiantati
come te e magari più bellocci sai quanti ne trovo?
Fammi
andare ora, mi stanno aspettando, sono già in ritardo di mezzora
all’appuntamento”.
Fulvio si alza d’impeto, afferra il
coltello dalla tavola e glielo pianta nella gola.
Poi resta lì, immobile a fissare il
rosso del sangue che diventa un tutt’uno con quello dell’abito, mentre il
pesciolino boccheggia spiaggiato sulla tovaglia.
L’autombulanza della Croce Rossa arriva
subito, ma i sanitari scuotono la testa.
Fulvio è ormai assente, lontano,
sprofonda lentamente nel suo inferno pieno di diavoli e fiamme di porpora,
mentre il poliziotto che lo ammanetta, nota sul polso una voglia: un cuore
scarlatto.
Altro modo di vedere rosso, altre emozioni.
RispondiEliminaPiacevole il racconto con uno stile appropriato, spregiudicato q.b.e imprevedibile nel finale, con la ripresa del leitmotiv del pesciolino.
Mi è piaciuto moltissimo!