sabato 5 aprile 2014

Rosso

Il pesciolino rosso gira in tondo nella boccia di vetro.


L’occhio, sopra la branchia cangiante, sembra fissare la coppia seduta al tavolo apparecchiato impeccabilmente al Gambero Rosso, il miglior ristorante stellato della città.

Lei è splendida, fasciata in un abito rosso Valentino che ne accende la figura. Il viso bianchissimo è messo in risalto dalla tinta delle labbra dello stesso colore dell’abito e da una cornice di capelli biondo Tiziano.

Lui, seduto di fronte, è sciatto, trasandato, in disordine; indossa una giacca a quadretti, una sciarpa multicolore e dei pantaloni stropicciati. Ha i capelli pel di carota come la barba incolta sulle guance.

Sul tavolo, vicino alla mano sinistra, il Libretto rosso di Mao.

Non hanno niente in comune a prima vista.

Qual è il filo rosso che li unisce?

Il sommelier si avvicina con la bottiglia di vino rosso e lo versa nel bicchiere di lei che lo assapora e, con un cenno del capo, dà il benestare, quindi inizia a gustare il cibo con evidente piacere.

Lui comincia a parlare con foga, arrossendo sotto lo sguardo ironico di lei. La voce, stridula per la collera, trema come per un pianto trattenuto.

Rossella, improvvisamente, te ne esci con questa storia che non vuoi legami, che sono stato solo una sfida per metterti e per mettermi alla prova, insomma una cavia, un caso da studiare. Non ci credo, non ci credo, stiamo troppo bene insieme, lo so che mi ami, come io amo te. Non posso stare senza di te!”

Lei, calma, posa la forchetta e lo guarda: “ Per favore Fulvio, non dare spettacolo! Andiamo via! Parliamone da un’altra parte”.

Fulvio cerca nervosamente nelle tasche, ma non trova né soldi né carte di credito.

Rossella sorride e, mentre estrae la sua dalla pochette cremisi, le cade una fiche. Fulvio le rivolge uno sguardo interrogativo, lei ride, con una risata piena e incantevole che fa girare gli altri avventori, gli sussurra: “Mi è rimasta dall’ultima puntata sul rosso alla roulette, ricordi? Quando mi hai chiesto di farti da guida al Casinò perché dovevi studiare l’ambiente per i tuoi amici della nuova RAF. Dovevate fare il gran colpo tu e i tuoi compagni morti di fame per finanziarvi, ma fatemi il piacere, guardie rosse della rivoluzione dei miei stivali!

Ti sei fatto travolgere velocemente dalla dolce vita, vero?

Li hai dimenticati subito i tuoi amici, i tuoi ideali sono svaporati sulla sabbia dei Caraibi come hai lasciato scolorire al sole la tua bandiera rossa.

E adesso ti è venuto un rigurgito di onestà, il bravo ragazzo è ricomparso e vuole che si chiuda il capitolo.

Dovremmo vivere con quello che guadagneresti tu con i tuoi articoli del c… e naturalmente io dovrei smettere di girare i film a luci rosse che ti hanno fatto vivere nel lusso fino a ora.

Dovrei fare la brava casalinga che ti aspetta a casa con il grembiulino, magari solo con quello, giacché se non hai certi “stimoli”, rimani lì come il tonno rosso che hai nel piatto.

Tu sei matto! Non ci penso proprio!

Sì, l’amore: mi parli d’amore, ma con l’amore non si mangia.

Quindi, guardami negli occhi, e decidi. O si fa come dico io, oppure tanti saluti.

Spiantati come te e magari più bellocci sai quanti ne trovo?

Fammi andare ora, mi stanno aspettando, sono già in ritardo di mezzora all’appuntamento”.

Fulvio si alza d’impeto, afferra il coltello dalla tavola e glielo pianta nella gola.

Poi resta lì, immobile a fissare il rosso del sangue che diventa un tutt’uno con quello dell’abito, mentre il pesciolino boccheggia spiaggiato sulla tovaglia.

L’autombulanza della Croce Rossa arriva subito, ma i sanitari scuotono la testa.

Fulvio è ormai assente, lontano, sprofonda lentamente nel suo inferno pieno di diavoli e fiamme di porpora, mentre il poliziotto che lo ammanetta, nota sul polso una voglia: un cuore scarlatto.

1 commento:

  1. Altro modo di vedere rosso, altre emozioni.
    Piacevole il racconto con uno stile appropriato, spregiudicato q.b.e imprevedibile nel finale, con la ripresa del leitmotiv del pesciolino.
    Mi è piaciuto moltissimo!

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