È stato facile fare la selezione, sono
oggetti di uso comune e abiti che avranno sicuramente un degno riciclo.
Troveranno un altro proprietario e non si trasformeranno in rifiuti.
Ora però viene il difficile.
Gli oggetti sono sparsi sul letto senza un ordine, un percorso.
Deve valutare quale dare alle amiche di una vita. È difficile scegliere, tenere conto del legame che univa l’una all’altra, delle passioni, delle inclinazioni e dei caratteri. Cerca nei ricordi cosa dicesse mamma di ognuna di loro, sono flash, immagini strappate al passato.
Anna permalosa e insicura, dolce, ma all’occorrenza anche dura, Renata allegra e incostante, sempre sopra le righe e Carla, empatica e altruista, sempre disponibile. Forse non serve pensare alle loro personalità, ma dedicarsi proprio agli oggetti cui era affezionata la madre.
Partire da qui per dare loro una destinazione adeguata.
Deve pensare cosa rappresentassero per la madre.
Quegli oggetti sono quello che è rimasto della sua vita, la testimonianza della sua quotidianità, sono la sua eredità, hanno vissuto con lei.
Gli oggetti però non le parlano, c’è solo silenzio a dimostrazione che non possono rispondere perché le risposte può darle solo chi li ha usati, spostati, indossati e magari accarezzati.
Non poteva farle un dono più gradito. Accarezza piano i visi dietro il vetro e ricorda quel giorno, quella festa e quell’atmosfera che, purtroppo, non tornerà mai più.
Ora però viene il difficile.
Gli oggetti sono sparsi sul letto senza un ordine, un percorso.
Deve valutare quale dare alle amiche di una vita. È difficile scegliere, tenere conto del legame che univa l’una all’altra, delle passioni, delle inclinazioni e dei caratteri. Cerca nei ricordi cosa dicesse mamma di ognuna di loro, sono flash, immagini strappate al passato.
Anna permalosa e insicura, dolce, ma all’occorrenza anche dura, Renata allegra e incostante, sempre sopra le righe e Carla, empatica e altruista, sempre disponibile. Forse non serve pensare alle loro personalità, ma dedicarsi proprio agli oggetti cui era affezionata la madre.
Partire da qui per dare loro una destinazione adeguata.
Deve pensare cosa rappresentassero per la madre.
Quegli oggetti sono quello che è rimasto della sua vita, la testimonianza della sua quotidianità, sono la sua eredità, hanno vissuto con lei.
Gli oggetti però non le parlano, c’è solo silenzio a dimostrazione che non possono rispondere perché le risposte può darle solo chi li ha usati, spostati, indossati e magari accarezzati.
Il filo spesso di lana di un rosso
acceso spunta dalla borsa con i ferri, la apre e il lavoro è appena iniziato, è
il bordo di una sciarpa: uno dei tanti lavori che la madre faceva senza quasi
guardarlo mentre sferruzzava, le serviva da antistress, la calmava, la rilassava.
Rimette a posto, richiude e sorride perché pensa che la darà a Renata che avrà l’incarico
di finire quella sciarpa, lei che ha sempre tante idee, ma ne mette in pratica
poche…, ora avrà questo compito ed è sicura che questo lo porterà a termine come
dedica per la sua amica.
Di fianco alla borsa dei lavori a maglia
c’è il portagioie che contiene orecchini, spille e collane di alta bigiotteria,
perché alla madre piaceva adornarsi con belle cose e anche se qualcosa è stato
acquistato sulle bancarelle, aveva così buon gusto che non è facile
individuarlo. Lo rovescia sulla coperta verde e sparpaglia tutto il contenuto.
Accarezza ogni monile alla ricerca di quello adatto ad Anna, che la renda più
bella, ma soprattutto più sicura di se stessa e infine lo trova: una spilla dorata
anni cinquanta, di quel colore scuro dato dal tempo, sembra anche più antica
per la lavorazione e per la chiusura con il fermaglio che scorre dove s’inserisce
il lungo ago. Se la ricorda indossata dalla madre sul revers della giacca di
sartoria a illuminarla quando, per vezzo, abbassava il volto verso la spalla.
Le pare che possa illuminare anche Anna ora.
Rimane da scegliere l’ultimo oggetto per
Carla; sta arrivando per ritirare gli scatoloni per le associazioni. Riguarda
sulla coperta, ma non trova nulla di appropriato. Poi, ricorda la festa per
raccogliere i soliti fondi per i suoi mille progetti di solidarietà e di come
si fosse privata di una tela ereditata dai genitori che aveva messo in vendita a
un prezzo altissimo. Aveva scoperto solo in seguito che era stata acquistata
dalla madre senza rivelarsi, solo perché non andasse perduta. La recupera dallo
studio del padre e la avvolge nella carta da pacco. Per Carla sarà una bella
sorpresa: ritroverà un ricordo dei suoi genitori e nello stesso tempo il
ricordo della sua amica sarà per sempre legato alla sua generosità.
Anche Carla ha una sorpresa per lei;
appena entrata, le porge un oggetto: «Ho pensato che ti avrebbe fatto piacere
averla e sono sicura che tu non l’abbia mai vista». «Cos’è?» chiede, mentre
toglie la carta velina che avvolge una cornice. Al suo interno, una foto ritrae
quattro donne abbracciate che guardano l’obiettivo, sorridenti, cingono a
semicerchio un’adolescente con l’apparecchio ai denti e con i capelli lisci e
lunghi che sorride, anzi, ride di gusto e lei si riconosce.
«Ti ricordi? L’abbiamo fatta alla tua
festa di compleanno, compivi quindici anni ed eri già tanto bellina!».Non poteva farle un dono più gradito. Accarezza piano i visi dietro il vetro e ricorda quel giorno, quella festa e quell’atmosfera che, purtroppo, non tornerà mai più.
Molto bella questa carrellata di personalità che trapela dagli oggetti presi in considerazione; anch'essi sono descritti in modo accurato e fanno trasparire finemente le emozioni, i sentimenti che solo il cuore può generare.
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