“Ha con se’ un cane, se lo porta sempre appresso, dice che lo aiuta nelle indagini.” Esposito sapeva che avevo paura dei cani dopo uno spavento subito da piccola.” Spero solo che non mi venga vicino” risposi.
Bussai
all’ufficio del commissario per presentarmi e fui molto sorpresa. Mi aspettavo
di trovare un signore di mezza eta’.e invece mi trovai davanti un giovane
atletico e piuttosto piacente che gentilmente si alzo’, fece il giro della
scrivania e mi porse la mano. Venne seguito subito dal suo cane, un pastore
tedesco abbastanza grande che mi arrivava all’altezza delle ginocchia. Mi
ritrassi istintivamente e il commissario mi disse di stare tranquilla perche’
il suo Rex (era questo il nome del cane”) era molto buono e affettuoso.
Spiegai
al commissario il mio problema riguardo ai cani e lui mi assicuro’ che avrei
cambiato opinione.
Riprendemmo
le normali attivita’ del commissariato ma io non riuscivo proprio ad abituarmi alla
presenza di quell’animale. Inoltre lui aveva preso l’abitudine di venire dietro
di me silenziosamente e di abbaiare all’improvviso facendomi sobbalzare. Forse
aveva capito quello che provavo nei suoi riguardi e sembrava che si divertisse
a farmi questi scherzi perche’ poi si allontanava rapidamente e mi guardava da lontano. Ero molto
arrabbiata ma non potevo fare nulla per liberarmi di lui.
Due
giorni dopo ci dovemmo occupare di un caso piuttosto grave: una ragazza di
quindici anni era morta per overdose. Il commissario era furioso: questi
vigliacchi andavano a spacciare la loro porcheria
fuori dalle scuole. Dovevamo assolutamente indagare a fondo per assicurare alla
giustizia questi delinquenti senza scrupoli.
Andammo
a parlare con i genitori della ragazza morta per sapera il nome della scuola
che frequentava. Dopo cominciammo a fare i nostri appostameti, in borghese per
non farci riconoscere. Sembrava tutto normale e per una settimana non successe
nulla. Una mattina mentre ci apprestavamo a rientrare Rex corse nei giardini di
fronte alla scuola e comincio’ ad
abbaiare di fronte ad un barbone seduto su una panchina. Questi si alzo’
afferro’ il suo bastone e cerco’ di
scappare ma fu bloccato dal commissario. Lo portammo in questura per
interrogarlo ma Rex continuava ad
abbaiare verso il bastone che aveva in mano il barbone al quale chiedemmo se
avesse cercato di picchiare il cane. Alla sua risposta negativa osservammo
attentamente il bastone e scoprimmo che, svitando l’impugnatura, c’era uno
spazio che conteneva dieci dosi di droga pronte per essere spacciate. Devo
riconoscere che Rex aveva fatto un buon lavoro. Senza il suo fiuto non avremmo mai
scoperto la droga nascosta.
A
questo punto il barbone che fino a quel momento aveva tenuto la bocca chiusa ci
confesso’ che era la prima volta che spacciava, infatti dalle nostre ricerche
risulto’ incensurato. Disse di aver perso il lavoro ed un suo vecchio amico,
approfittando della sua situazione, lo aveva convinto per fargli guadagnare un
po’ di soldi.
Non
conosceva gli spacciatori ma solo questo suo amico. Fu molto difficile ottenere il nome e le
informazioni di cui avevamo bisogno perche’aveva molta paura delle ritorsioni
su di lui da parte degli spacciatori. Il commissario lo convinse promettendogli protezione se ci avesse aiutato a catturare la
banda. In caso contrario lo avrebbe imprigionato accusandolo di detenzione e
spaccio di droga.
Accetto’.Fu
rilasciato per fare in modo che i malviventi non sospettassero di nulla e il telefono
dell’amico fu messo sotto controllo.
Attraverso
una telefonata intercettata scoprimmo che il venerdi’ successivo ci sarebbe
stata la consegna di una grossa partita
di droga al gruppo di spacciatori della zona. Questo sarebbe avvenuto presso il
magazzino di un demolitore di auto nella periferia della citta’.
Preparammo
la retata nascondendoci intorno al deposito. Il commissario aveva sempre con se
il suo cane e ognuno di noi occupava un posto strategico per far scattare la
trappola. Al momento della consegna entrammo tutti insieme per arrestare la banda.
Uno
dei capi cerco’ di scappare e lo vidi venire verso di me. Gli ingiunsi di
fermarsi ma lui mi punto’ contro la pistola e mi avrebbe sparato se Rex,
sopraggiunto in quel momento, con un balzo
non gli avesse morso il braccio che impugnava la pistola facendolo, nel
contempo, rovinare a terra. Accorse anche la nostra pattuglia che immobilizzo’ ed
ammanetto’lo spacciatore.
Era la prima volta che avevo visto la morte
cosi’ da vicino, ero sotto shok. Rex mi aveva salvato la vita. Mi sedetti su un
rottame di auto priva di forze e Rex venne ad appoggiare il muso sulle mie
ginocchia. Io, per la prima volta,
riuscii a fargli una carezza e lui sollevo’ il muso dandomi una leggera leccata su una guancia.
Era il suo modo per dirmi che eravamo diventati amici. Da quel giorno smise di
farmi sobbalzare abbaiando all’improvviso alle mie spalle.
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