lunedì 5 maggio 2014

Un cane speciale

Quando tornai in commissariato, dopo una breve vacanza trovai l’agente Esposito seduto al solito posto che mi comunico’, sottovoce, la presenza del nuovo commissario arrivato il giorno precedente.

“Ha con se’ un cane, se lo porta sempre  appresso, dice che lo aiuta nelle indagini.” Esposito sapeva che avevo paura dei cani dopo uno spavento subito da piccola.” Spero solo che non mi venga vicino” risposi.

Bussai all’ufficio del commissario per presentarmi e fui molto sorpresa. Mi aspettavo di trovare un signore di mezza eta’.e invece mi trovai davanti un giovane atletico e piuttosto piacente che gentilmente si alzo’, fece il giro della scrivania e mi porse la mano. Venne seguito subito dal suo cane, un pastore tedesco abbastanza grande che mi arrivava all’altezza delle ginocchia. Mi ritrassi istintivamente e il commissario mi disse di stare tranquilla perche’ il suo Rex (era questo il nome del cane”) era molto buono e affettuoso. 

Spiegai al commissario il mio problema riguardo ai cani e lui mi assicuro’ che avrei cambiato opinione.

Riprendemmo le normali attivita’ del commissariato ma io non riuscivo proprio ad abituarmi alla presenza di quell’animale. Inoltre lui aveva preso l’abitudine di venire dietro di me silenziosamente e di abbaiare all’improvviso facendomi sobbalzare. Forse aveva capito quello che provavo nei suoi riguardi e sembrava che si divertisse a farmi questi scherzi perche’ poi si allontanava  rapidamente e mi guardava da lontano. Ero molto arrabbiata ma non potevo fare nulla per liberarmi di lui.

Due giorni dopo ci dovemmo occupare di un caso piuttosto grave: una ragazza di quindici anni era morta per overdose. Il commissario era furioso: questi vigliacchi andavano a spacciare  la loro porcheria fuori dalle scuole. Dovevamo assolutamente indagare a fondo per assicurare alla giustizia questi delinquenti senza scrupoli.

Andammo a parlare con i genitori della ragazza morta per sapera il nome della scuola che frequentava. Dopo cominciammo a fare i nostri appostameti, in borghese per non farci riconoscere. Sembrava tutto normale e per una settimana non successe nulla. Una mattina mentre ci apprestavamo a rientrare Rex corse nei giardini di fronte alla scuola e comincio’  ad abbaiare di fronte ad un barbone seduto su una panchina. Questi si alzo’ afferro’ il suo bastone  e cerco’ di scappare ma fu bloccato dal commissario. Lo portammo in questura per interrogarlo ma  Rex continuava ad abbaiare verso il bastone che aveva in mano il barbone al quale chiedemmo se avesse cercato di picchiare il cane. Alla sua risposta negativa osservammo attentamente il bastone e scoprimmo che, svitando l’impugnatura, c’era uno spazio che conteneva dieci dosi di droga pronte per essere spacciate. Devo riconoscere che Rex aveva fatto un buon lavoro. Senza il suo fiuto non avremmo mai scoperto la droga nascosta.

A questo punto il barbone che fino a quel momento aveva tenuto la bocca chiusa ci confesso’ che era la prima volta che spacciava, infatti dalle nostre ricerche risulto’ incensurato. Disse di aver perso il lavoro ed un suo vecchio amico, approfittando della sua situazione, lo aveva convinto per fargli guadagnare un po’ di soldi.

Non conosceva gli spacciatori ma solo questo suo amico.  Fu molto difficile ottenere il nome e le informazioni di cui avevamo bisogno perche’aveva molta paura delle ritorsioni su di lui da parte degli spacciatori. Il commissario lo convinse  promettendogli  protezione se ci avesse aiutato a catturare la banda. In caso contrario lo avrebbe imprigionato accusandolo di detenzione e spaccio di droga.

Accetto’.Fu rilasciato per fare in modo che i malviventi  non sospettassero di nulla e il telefono dell’amico fu messo sotto controllo.

Attraverso una telefonata intercettata scoprimmo che il venerdi’ successivo ci sarebbe stata la consegna di una grossa  partita di droga al gruppo di spacciatori della zona. Questo sarebbe avvenuto presso il magazzino di un demolitore di auto nella periferia della citta’.

Preparammo la retata nascondendoci intorno al deposito. Il commissario aveva sempre con se il suo cane e ognuno di noi occupava un posto strategico per far scattare la trappola. Al momento della consegna entrammo tutti insieme per arrestare  la banda.

Uno dei capi cerco’ di scappare e lo vidi venire verso di me. Gli ingiunsi di fermarsi ma lui mi punto’ contro la pistola e mi avrebbe sparato se Rex, sopraggiunto in quel momento, con un balzo  non gli avesse morso il braccio che impugnava la pistola facendolo, nel contempo, rovinare a terra. Accorse  anche  la nostra pattuglia che immobilizzo’ ed ammanetto’lo spacciatore.

 Era la prima volta che avevo visto la morte cosi’ da vicino, ero sotto shok. Rex mi aveva salvato la vita. Mi sedetti su un rottame di auto priva di forze e Rex venne ad appoggiare il muso sulle mie ginocchia. Io, per la prima  volta, riuscii a fargli una carezza e lui sollevo’ il muso  dandomi una leggera leccata su una guancia. Era il suo modo per dirmi che eravamo diventati amici. Da quel giorno smise di farmi sobbalzare abbaiando all’improvviso alle mie spalle.
                       

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