venerdì 6 giugno 2014

Tornassi Indietro

Siedo sul mio divano e sui miei piedi - tenendoli al caldo.
Siedo così e leggo un libro mentre accanto a me c’è Topino: il gatto.
Strano nome per un gatto ma quando lo abbiamo trovato, decidendo di adottarlo, era piccolo, sporco e pulcioso. Tutto coda e orecchie, orecchie da topo appunto. Adesso è un bel gatto ma siamo affezionati a quel nome tanto quanto lo siamo a lui.

Cerco di proseguire nella lettura del romanzo, ma Topino cerca coccole e, come tutti i gatti, sa come ottenerle. Comincia a danzarmi intorno, si struscia, fa le fusa e, come sempre, mi convince.
Mentre il gatto si rilassa, abbandono il libro e mi abbandono al gioco dei ricordi, tornando, non so bene perché, ai miei diciotto anni.
I diciotto anni e la promessa che si portano con sé.
La promessa di un cambiamento improvviso, ma che che spesso non arriva, quella che: “Adesso siamo grandi e  facciamo come ci pare”.
I miei diciott’anni hanno matenuto la promessa e la mia vita è cambiata.
Sono salita su un treno e  ho passato la stazione di Castel Franco, quella di Mestre e poi Padova e Vicenza. Da quei finestrini ho visto scorrere tutta la pianura padana con la sua campagna e le sue colline e, sotto il sole caldo di agosto, ho superato Verona, Desenzano, Brescia e, dopo essermi lasciata alle spalle anche Bergamo, sono finalmente arrivata.

Anche quello della mia mano è un viaggio:  inizia tra le sue orecchie, con il mio palmo che le schiaccia dolcemente e i suoi occhi si chiudono, e il suo muso si alza mostrando un nasino rosa e delicato.
Mi sarei potuta perdere in mezzo a tutta quella folla:  gente che partiva, gente che arrivava e che aspettava o salutava. Ma, tra tutti quei volti ne avevo riconosciuto uno: quello di Laura.   
Ci eravamo conosciute a una festa tempo prima e mi aveva invitata  a passare l’agosto da lei, nella  sua Milano calda e vuota.
Con la famiglia, viveva nell’appartamento soprastante al Ristorante-Pizzeria di loro proprietà: L’ “Osteria del Casello” dove il casello era quello ferroviario  dei binari che  affiancavano il locale.  
Clienti di ogni tipo per ogni tipo di serata.  
I venerdì erano dedicati alla grecia: greco il menù, greca la musica e greci i clienti. Dopo aver vuotato i piatti e riempito le pancie  di Tzatziki, Moussaka e Souvlaki bevendo Ritsina dorato, gli avventori si lasciavano ammaliare dalla melodia del Sirtaki e, sulle note del polpolare ballo ellenico, iniziavano le danze.
I  più giovani, i più spudorati o semplicemente i più sbronzi salivano sui tavoli lasciandosi trascinare dal ritmo sensuale, altri ballavano in cerchio tenendosi  per mano e non mancava chi, rispettando una vecchia tradizione, gettava i piatti in mezzo ai ballerini e schegge di ceramica bianca si sparpagliavano tutt’intorno.
I clienti del sabato si gustavano pizza, birra,  musica dal vivo o spettacoli di cabaret.
Io non mi perdevo nulla e mi godevo  ogni momento di quella dimensione così diversa da quella della provincia. Il Friuli era diverso, la gente era diversa.
Quello friulano è un popolo campanilista, chiuso nei suoi confini e chiuso nel carattere. Brava gente, grandi lavoratori ma poco avvezzi allo svago e al divertimento.
Ma  io sono una “Mezzo Sangue”:  ho  la dura  concretezza di una mamma friulana, ma anche la morbida curiosità di un papà istriano e tornare a casa dopo la vacanza Milanese fu uno shock!
Difficile ricominciare a mangiare scondito dopo aver assaggiato il sale, così ho preparato una valigia più grossa e ho fatto un biglietto per la City.
Un biglietto di sola andata questa volta.
Ho accettato il lavoro da cameriera nel locale di Laura, ho preso in subbaffitto un piccolo appartamento ed’è iniziata la mia indipendenza.

Sul dorso la pelliccia è più folta e, come in un mare che si fa via via più profondo, le  dita affondano e scompaiono, ma è solo un attimo!
Eccole riapparire in prossimità di una coda che si agita dispiaciuta per la fine di quella corsa che, come su un circuito riprende dal punto di  partenza con ritmo lento su una strada soffice.
Ma se potessi tornare indietro?
Accetterei ancora il consiglio di Luciano?
La rifarei ancora la scuola di informatica?
La sera apparecchiavo e sparecchiavo tavoli - sempre gli stessi – e al mattino seguivo le lezioni. Faticoso si, ma ho finito il corso un venerdì di Aprile e il lunedì successivo avevo archiviato la divisa da cameriera e indossato un abitino carino per il mio primo giorno di lavoro o seduta a una moderna scrivania .
Casa, lavoro e l’amore?
Quello l’ho trovato nascosto nascosto dietro una porta.  
Ero l’unica ragazza in un ufficio di soli uomini, tutti trentenni, tutti sposati, tutti con figli, tutti tranne uno. Tutti molto loquaci, tutti giocosamente arrapati, tutti tranne uno. Seduto alla sua scrivania, nascosta dietro la porta, c’era il “Tranne Uno”.
Frequentavamo colleghi diversi, non ci occupavamo dello stesso lavoro. Tra noi nessun contatto. A malapena ricordavo il suo nome: Riccardo.
“ La mia donna” mi chiamava sempre il mio capo e allora, per gioco, mi sono fidanzata con l’unico scapolo dell’ufficio. Riccardo è stato al gioco e…

<<Drin! Drin!>> suona il campanello. Topino corre via e il mio gioco dei ricordi si interrompe.
Corro ad aprire la porta.  Elena e Gaia, le mie due figlie che oggi hanno 16 e 18 anni, entrano, salutano e buttano gli zaini in un punto a caso del pavimento.  Dietro le ragazze spunta mio marito “Ciao Amore” mi saluta mollando 24 ore e giacca  in un punto a caso del divano.  “Ciao Riccardo” gli rispondo mentre distendo le labbra in un sorriso e le gambe sul divano. 
Mi ricordo che non ho concluso il gioco e  mi chiedo ancora: ma se potessi tornare indietro?
Che cosa cambierei?
E mi accorgo che le risposte sono appena entrate da quella porta. 

2 commenti:

  1. Molto bello questo parallelo tra il viaggio della tua vita e il viaggio della mano sul corpo del tuo fortunatissimo gatto. Le descrizioni, come sempre sai fare tu, sono molto significative. Che dire ancora? Mi è piaciuto molto.

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  2. Brava Anna, questo racconto mi è molto piaciuto. Hai chiarito un 'passaggio" che non conoscevo. Complimenti. Grazie. x

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