lunedì 16 giugno 2014

Nostalgia

E’ una serena domenica di primavera e abbiamo deciso di ritrovarci a pranzo a casa mia, con le famiglie dei miei figli.
Si prepara la tavola, si controlla se c’è tutto. Un momento… manca il formaggio grattugiato e con il risotto, si sa che ci vuole!
Corro ad aprire la porta del frigorifero, ma un groppo in gola mi impedisce di dire: “Lo porto io!"

Sì, il suo posto era in frigorifero, ma negli ultimi tempi lo si poteva trovare ovunque, perché la memoria le giocava brutti scherzi…
Era un oggetto in plastica morbida, trasparente ma opaco, si vedeva che era stato usato parecchio. L’essere stato lavato spesso, gli aveva fatto perdere la sua brillantezza originaria che, tuttavia, non risultava indispensabile all’uso quotidiano.
A lei piaceva avere un certo ordine nel frigorifero e, aveva trovato la soluzione per occupare meno spazio nel riporre i cibi, sostituendo le pentole con dei contenitori, appunto, muniti di coperchio, che potevano essere sovrapposti senza problemi di rovesciamento.
Il contenitore che ora appartiene a me, è uno dei tanti, prodotti negli anni ’60 credo, di marca Tupperware, i primi ad invadere le case negli anni del “boom economico”.
Ha forma triangolare ed è destinato a contenere formaggio “a spicchi”, ma lei lo usava soprattutto per metterci il grana già grattugiato.
Ricordo ancora l’aroma del formaggio rimasto che si sprigionava non appena lei apriva lo spigolo del contenitore e mi diceva: ” Grattugiane un bel po’, perché il formaggio è il ruffiano dei primi piatti!”.
Mi sale, in questo momento, l’acquolina in bocca perché penso ai tanti manicaretti che cucinava e in cui usava il grana: dal riso alle zucchine, ai funghi, agli gnocchi di patate…
La vedo ancora, nel cucinino, grembiule con pettorina, lavare con cura le verdure selezionate e prepararle nel modo in cui la ricetta lo richiedeva. Poi, terminata la cottura, raggiungeva il tinello in cui c’era la tavola apparecchiata e appoggiava la pentola sul tavolo e lì la lasciava per qualche minuto, perché prima si recitava una breve preghiera di ringraziamento per il pane quotidiano e per i familiari che non potevano essere più alla mensa, in quanto partecipavano a quella del Padre.

Mi urlano: “Arriva il grana?”
“Certo che arriva!” – Rispondo, tornando ai miei doveri di cuoca- mamma-moglie-nonna.
“Allora pronti per la preghiera…chi vuole iniziare?”
“Io, nonna! Esclama Raffaele, il nipote maggiore. “Però - prosegue – cantiamo quella che si canta dagli scout, e voi tutti dovete seguirmi e fare i gesti che faccio io”.
Qualcuno risponde: ”Aggiudicato!”
Continuare ciò che lei mi ha insegnato, anche con altre formule non mi sconvolge: è un modo per sentire la sua presenza e quella di tutta la famiglia.



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