Ogni venerdì pomeriggio entro le
quattordici e trenta lei è lì, ad aspettare.
Fonti ben informate dicono che anche
molto prima di tale orario la signora è già pronta davanti alla porta.
Ci tiene ad arrivare sempre in anticipo
ai pochi appuntamenti che si è riservata: vuole essere la prima cliente del
pomeriggio per avere la certezza di non dover attendere molto nel salottino
delle malelingue.
E così, mentre percepisce lo scorrere
dell’acqua dai rubinetti, il soffio elettrico dell’asciugacapelli, lo sforbiciare
ritmico e costante di mani sapienti, precise e sicure, lascia scorrere dietro
le sue spalle tutto ciò che non vuol sentire, ultimamente anche quelle suonerie
infernali del cellulare. Come quella utilizzata da una giovane signora incinta in
cui si ode il terrificante verso di un gatto cui hanno appena pestato la
coda…la zampa…o altro non specificabile.
Apprezza il taglio e il modo semplice di
acconciare i capelli da parte di Carmen, la titolare del negozio, perché è
veloce e trova sempre il modo di valorizzare le testoline delle sue clienti,
anche quelle vuote. Non le piace, invece, la sua voce: stridula e sempre troppo
alta per i suoi gusti.
“Per apparire bisogna soffrire” - le
ricordava sua nonna - ed è sempre il suo udito che deve sottostare alle dure
leggi della bellezza.
C'è una piccola contraddizione iniziale: prima dice che ci va ogni venerdì e poi sostiene che gli appuntamenti sono pochi (ma forse una volta a settimana dal parrucchiere è tanto solo per me).
RispondiEliminaTutto il resto... pienamente condiviso con la protagonista :-)