venerdì 21 novembre 2014

Ci vuole orecchio

Ogni venerdì pomeriggio entro le quattordici e trenta lei è lì, ad aspettare.
Fonti ben informate dicono che anche molto prima di tale orario la signora è già pronta davanti alla porta.
Ci tiene ad arrivare sempre in anticipo ai pochi appuntamenti che si è riservata: vuole essere la prima cliente del pomeriggio per avere la certezza di non dover attendere molto nel salottino delle malelingue.
La signora Ines è certa che in quel luogo, se pur deterso, profumato e quasi incantato non si possano sciacquare i panni in Arno come fanno molte: semplicemente trova sconveniente interessarsi, sentire e ancor più discutere i fatti degli altri.
E così, mentre percepisce lo scorrere dell’acqua dai rubinetti, il soffio elettrico dell’asciugacapelli, lo sforbiciare ritmico e costante di mani sapienti, precise e sicure, lascia scorrere dietro le sue spalle tutto ciò che non vuol sentire, ultimamente anche quelle suonerie infernali del cellulare. Come quella utilizzata da una giovane signora incinta in cui si ode il terrificante verso di un gatto cui hanno appena pestato la coda…la zampa…o altro non specificabile.
Apprezza il taglio e il modo semplice di acconciare i capelli da parte di Carmen, la titolare del negozio, perché è veloce e trova sempre il modo di valorizzare le testoline delle sue clienti, anche quelle vuote. Non le piace, invece, la sua voce: stridula e sempre troppo alta per i suoi gusti.
“Per apparire bisogna soffrire” - le ricordava sua nonna - ed è sempre il suo udito che deve sottostare alle dure leggi della bellezza.






1 commento:

  1. C'è una piccola contraddizione iniziale: prima dice che ci va ogni venerdì e poi sostiene che gli appuntamenti sono pochi (ma forse una volta a settimana dal parrucchiere è tanto solo per me).
    Tutto il resto... pienamente condiviso con la protagonista :-)

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