Sfiora lo zigomo e accarezza piano il livido che presto, dal
viola passerà al verde e che poi, a poco a poco, diventerà giallo e sarà facile
da nascondere sotto il trucco.
Le era piaciuto subito quel ragazzo timido e riservato che
faticava a guardarla negli occhi; così diverso da tutti gli altri che parevano malati
di spavalderia.
Silvano era al terzo anno della facoltà di matematica e a lei,
per superare l’esame di maturità, un aiutino con i numeri le sarebbe proprio
servito.
S’incontravano in biblioteca ogni venerdì pomeriggio e, il
giorno prima dell’esame, tra le pagine del libro, lui le aveva fatto trovare
una rosa.
Le sue amiche non riuscivano proprio a capire che cosa ci
trovasse in quel ragazzo che si rifiutava di uscire con la solita compagnia:
tanti amici con cui condividere ore spensierate.
Lucrezia era uscita qualche volta con loro, ma più per
accontentare le amiche che per se stessa.
Perché questa mania di Silvano, questo suo volerla tutta per
se, tutto questo, a dirla tutta, a Lucrezia piaceva molto.
Si sentiva, tra tutte, la ragazza più fortunata perché, ne
era certa, era anche la più amata.
Guarda le mani dalle unghie rosicchiate fin dove si può e le
dita gonfie e arrossate alle estremità. Palpa il bozzo ancora duro e dolente e
invisibile sotto il cuoio cappelluto.
Adesso, pensa, vedrò una smorfia di dolore, ma è un sorriso
quello che, riflesso allo specchio, le affiora sul viso.
Si sciacqua la faccia, si sistema i capelli, lo raggiunge e
si sdraia al suo fianco.
Ancora una volta gli asciuga le lacrime, lo abbraccia e tra
baci e carezze si perdono entrambi nella solita e temporanea illusione.
Quando al mattino si sveglia vede, ai piedi del letto un
libro caduto e una rosa dai petali ormai sbiaditi dal tempo.
Li raccoglie, mette la rosa tra le pagine, chiude il libro e guardando
l’uomo che dorme lì accanto, pensa ancora che il suo sia un grande amore.
Certo che più masochista di così!!!
RispondiEliminaHai reso bene l'idea che a volte si preferisce chiudere gli occhi sulla realtà per non affrontarla e prendere atto di una sconfitta nella relazione.