domenica 8 novembre 2015

Mani

Mi arrendo, alzo le mani.

E pensare che ti portavo in palmo di mano; ma ora che ti ho scoperto avere le mani in pasta in quel brutto affare di appalti truccati, mi sono messo le mani nei capelli. Non ti metterò le mani addosso, ma, se richiesto, spargerò a piene mani il racconto della tua disonestà.
Dovevo tener conto di quella volta che da piccolo ti avevo colto con le mani nella marmellata e poi qualche tempo dopo - ben più grave -  con le mani nel sacco mentre rubavi dal cassetto di nonna facendo man bassa dei suoi spiccioli. Già allora, vista la tua indole, non avrei messo le mani sul fuoco per te.
Come vedi non sono notizie di seconda mano. Non sei cambiato.
Dovrei tenderti ancora una volta la mano? No, preferisco salutarti, me ne starò con le mani in mano, anzi no, me ne laverò proprio le mani.
Forse non avendomi più a portata di mano, capirai finalmente cosa vuol dire non avere per le mani nessuno che cerchi di capirti, che ti dia una mano.
Ti morderai le mani, a meno che decida di metterti nelle mani di un valente avvocato, ma dovrai mettere mano al portafogli. E con le mani bucate che ti ritrovi dubito possa farcela.  

Per quanto mi riguarda preferisco stendere un velo, anzi no: due, tre, quattro mani di vernice.

2 commenti:

  1. Hahaha,
    bello, ma questa ti è sfuggita dalle mani: "Una mano lava l'altra e tutte e due lavano il viso"

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  2. Giusto per non allontanarmi dal tema, non posso far altro che battere le mani.
    Frasi fatte e luoghi comuni sono qui, sapientemente usati, per costruire un racconto amaro che fa comunque sorridere. Brava!

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