1950
Tutto trafelato raggiunse casa sua,
mentre mentalmente cercava di tenere il conto del tempo che gli rimaneva: non
ne era sicuro, però facendo velocemente alcuni calcoli, qualche barlume di luce,
al fondo s’intravedeva.
In prima istanza, avrebbe bussato a
tutte le porte delle persone che
conosceva, successivamente però, se non fosse stato sufficiente, nulla gli
vietava di cercare altrove, anche tra quelle con le quali non aveva mai avuto niente
a che fare. Era troppo urgente e importante: doveva raccogliere tutto quel che
poteva. Del resto più il tempo passava, più si affievolivano le speranze di
trovare ciò che gli serviva.
Dall’ultimo conteggio erano passati
cinque giorni e ancora non aveva aggiornato la situazione. Grave errore! Non
poteva permetterselo al punto in cui era.
Era ansioso, preoccupato, incapace di
reagire.
Si ricordò che spesso aveva avuto la
sensazione di non riuscire a star dietro a tutto. In quel momento aveva bisogno
di stare seduto a fare mente locale sulle recenti informazioni e sugli ultimi
dati forniti dagli amici più stretti.
Avrebbe voluto qualcosa in più, la situazione
stava davvero precipitando. Doveva escogitare altro e al più presto, ma era
troppo frastornato. L’angoscia si era impossessata di lui.
Si sdraiò sul divano a fare lunghi e
lenti respiri ( come gli avevano insegnato a scuola), cercando di rilassarsi. Con
gli occhi chiusi, nel silenzio, riuscì a distinguere il ticchettio
dell’orologio che stava sopra il mobile del salotto, dapprima percepito
debolmente, poi sempre più forte, tanto
da procurargli un fastidio immenso.
Dopo qualche momento di apatia
assoluta che gli parve interminabile, mise in moto i neuroni spenti del
cervello e finalmente la lampadina si accese. Aveva trovato la soluzione al
problema.
Chiuse gli
occhi, li strinse forte forte, quindi recitò a voce alta la filastrocca che aveva imparato dalla
nonna quando era ancora alla scuola materna, per far venire
più in fretta il compleanno:
Corrono
i gamberi all’incontrario
Corre
la lepre del calendario
Corre veloce, fa il giro dell’anno
E torna subito il mio compleanno.
Nello stesso istante udì il rumore
della chiave che ruotava nella serratura.
«Tieni tesoro, – si affrettò a dire la
mamma appena rientrata – la zia Sofi ti ha mandato questa. Aveva sparso la voce nella sua scuola…».
Andrea non stette a sentire la fine
della frase, poiché intuì il contenuto della busta: quasi la strappò dalle mani
della madre, l’aprì tanto nervosamente quanto velocemente.
Era incredulo, non ne aveva mai visto tanti tutti in una volta: una
valanga di punti qualità attendevano di essere contati. Avrebbe sicuramente
raggiunto l’agognato tetto dei 1950 ( il termine per la raccolta scadeva di lì
a pochi giorni) e il fatidico premio tanto desiderato sarebbe stato finalmente
suo.
«Wow! – esclamò – ora sì che si ragiona! »
In un battibaleno corse nella sua
stanza: il countdown era iniziato.
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