Ritardo
Stazione
ferroviaria di Milano Centrale. Luglio: fa abbastanza caldo. L’orologio segna
le 18,45.
Anche il tuo
indica lo stesso orario. Perfetto!
Guardi intorno, nel vuoto. Scorgi un via vai
di persone e merci concentrate lungo i marciapiedi dei binari; fissi una
persona anche se non la conosci. Dopo un
po’ distogli lo sguardo perché ti accorgi che non è cosa simpatica. Chiudi gli
occhi e ti rivedi:
anche allora era luglio ma di tanti anni fa e risenti
addosso quell’occhiata torbida e inquietante incollata su di te in modo
inopportuno...
Era uno
sconosciuto, giovane, forse quattro cinque anni più di te.
- Salve! Ci
conosciamo già?
- Non credo
proprio!
- Ma sì, ci
eravamo conosciuti a quella festa…
-
Impossibile. Solitamente non vivo qui.
- Strano, mi
pareva di conoscerti.
- No, guarda
che hai sbagliato persona.
- Eppure…
- Eppure
cosa?
- Te l’ho
già detto, mi sembri una che ho conosciuto che si chiama… Nicoletta? No
aspetta…dimmelo tu!
- Perché
dovrei dirti il mio nome?
- Così ci
conosciamo entrambi. Tende la mano: - Carlo Invernizzi. Piacere!
Rimango
sulle mie, non allungo la mano, rispondo solamente “Piacere”, per cortesia.
- Stai
aspettando qualcuno?
- Sì,
aspetto il mio ragazzo.
Silenzio…
- Ah, allora
hai già un ragazzo!
La
conversazione continua e capisco che vuole avere altre informazioni su di me.
Mi invita al bar della stazione a bere qualcosa. Rifiuto educatamente adducendo
il fatto che, a momenti, arriverà il treno.
Ore 18,50: dall’altoparlante
viene comunicato che il treno proveniente
da Venezia è in ritardo di cinque minuti. Per quanto lieve possa essere, ti
spazientisci e torni a ricordare il seguito.
Lui insiste,
io declino in modo più deciso stavolta, ma
lui non si accontenta.
Si avvicina
ancora di più e cerca di convincermi che, dopotutto non c’è nulla di male a
bere un drink insieme all’unico scopo di conoscerci.
Decido di
non rispondere più: mi ha seccata, angosciata e intimorita. Spero di mascherare
sufficientemente le mie emozioni. Evidentemente non devo esserci riuscita: lui
capisce e vuole a tutti i costi che io lo segua con un fare quasi minaccioso.
Fa parecchio
caldo.
Mi tremano
le gambe, sento le mani sudate non solo per l’afa e mi assale un’ansia che a
fatica riesco a controllare: è proprio il caso di dire “non so che acqua bere”. Il tempo passa velocemente e non riesco a
trovare soluzioni poco invasive, vista la situazione delicata e, per certi versi, ambigua che si è
creata.
La gente che
affolla il marciapiede non si accorge di nulla, ha altro cui pensare che una
piccola discussione tra due giovani; inoltre “meno t’impicci meglio stai” è una
delle poche cose in cui vige l’unanimità, senza contare che di lì a poco
arriverà il treno e non c’è tempo da dedicare agli altri: occorre salire per
primi sul treno per occupare il posto più vicino al finestrino nel senso di
marcia…
In quell’istante vedo una signora di mezza
età e, già da una certa distanza, la
saluto festosamente, chiamandola: - Ciao zia, sono ancora qui! - Mi sbraccio e
corro, corro velocemente, con tutto il fiato che mi rimane verso di lei, in
direzione opposta a quella del mio improvvisato, inopportuno
e forse pericoloso interlocutore.
Avevo
sentito il ritmo accelerato del mio
battito cardiaco ancor prima di correre e non appena la raggiungo mi blocco e
le spiego velocemente, ancora con il fiatone, la grottesca situazione di cui sono vittima.
Grazie a Dio
la solidarietà femminile non si smentisce neppure stavolta e reggendo il gioco,
la donna provvidenziale mi tiene una
mano sulla spalla col duplice scopo di tranquillizzarmi e di mostrare il nostro
stretto rapporto familiare.
Ore 18,55: nel
frastuono della stazione, tra i mille rumori che si sentono, squilla il tuo
cellulare.
Ci mancava
solo quello ora! - pensi, ma non fai in
tempo a estrarlo che improvvisamente, tra le molteplici voci ne percepisci una e la riconosci: è lui, tuo marito che dal
binario nove ti ha vista.
Non ti eri accorta che il treno, a causa del
ritardo, era stato dirottato su di un binario diverso da quello indicato in
precedenza e tu eri rimasta lì a
ricordare…
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